martedì 31 gennaio 2012

Prima i bambini. Post di una mamma indignata





Trovo incredibile che si ricordi il mio nome. Ma forse è perché sono una delle poche presenze, nella sua vita lavorativa, al di sotto dei settant'anni. Sbaglia a farmi le impegnative per gli esami. Sgrana i suoi occhioni e mi chiede: "Allora cosa facciamo, prendiamo l'antibiotico, cosa dice?". Parla lentamente, sottovoce, e ogni volta mi chiedo come faccia ad avere tutti quei figli. Ha appena imbiancato lo studio, con un trompe-l'oeil che avrà si e no quarant'anni, e due balconcini al terzo piano a strapiombo sul cortile interno.

Intessiamo strampalate conversazioni mattutine al telefono, una più addormentata dell'altra. E' stata l'unica a dirmi, una volta: "Ah ma già che lei è una mamma normale", concedendomi di andarle a fare visita. Sa usare la segreteria telefonica come pochi altri, da lei ho imparato che esiste il prefestivo, fa visite lampo ma ha l'occhio lungo, le sue diagnosi telefoniche sono per lo più azzeccate, e ogni volta mi chiede se abbiamo fatto la cura con il Biomunil o con l'Immunomix. E' appassionata di montagna e di Lego. Ogni tanto mi fa solennemente incazzare. Ha uno studio al piano terreno con un sacco di aggeggi colorati.

E' in discussione un decreto legge per togliere il pediatra ai bambini al di sopra dei sette anni, che possono agevolmente essere curati dal medico di base.

Non affannatevi a cercare la notizia sulle prime pagine dei giornali online, prima vengono i finti tagli agli stipendi dei parlamentari e poi l'ondata di freddo che ci sta per colpire. Trovate però già qui una mezza smentita

Già me lo immagino: "Allora signora cosa facciamo, gli diamo l'antibiotico oppure no? E poi se volesse provare questa cura... Ma nooooo che bisogno c'è di portarlo dalla specialista, signora"

Toglieteci la scuola, toglieteci il pediatra.
Toglieteci la possibilità di avere un lavoro stabile e decentemente retribuito.
E non venite a raccontarci che siamo noi che non lo vogliamo.
Chiedeteci se i nostri figli andranno all'Università.
E poi chiedeteci che università troveranno.

E poi non chiedetevi come mai in Italia non si fanno (quasi) più figli, ma chi sono quelle pazze che ancora mettono al mondo dei figli nel nostro Paese.

domenica 22 gennaio 2012

Tutto quello che avreste voluto sapere sullo sciopero dei tassisti e nessuno vi ha mai detto




A leggere i giornali, sembra che con la liberalizzazione di taxi e farmacie l'Italia diventerà improvvisamente un Paese liberale.

Venerdì mattina, ore 6.05
"Ehm... C'è un taxi?"
"Signora non lo so, proviamo a chiamare"

Al terzo tentativo ne trovo miracolosamente uno.

"Guardi che la lascio dietro, in fondo, non devo farmi vedere"

Va bene qualsiasi cosa, e così iniziamo a chiacchierare. Il tassista krumiro (che a me poi vengono sempre in mente i biscotti) mi racconta che lui è in servizio perché, in fondo, che gli frega: il titolare della licenza vuole mollare e lui è la seconda guida, sta già cercando un altro lavoro. Che a Roma si sono incazzati perché i rappresentanti del sindacato hanno chiesto di tornare a lavorare, senza spiegare a quale accordo fossero giunti.

Sulle licenze condividiamo il punto di vista che è come se io avessi acquistato una casa a 100 mila euro, e poi il governo decide che la mia casa vale la metà. E così attacca la tiritera sulla povertà dei tassisti: le licenze costano l'iradiddio, e non ci sono più i margini di guadagno di una volta. Che, se dieci anni fa una licenza te la ripagavi in cinque anni di lavoro, oggi ce ne vogliono almeno dieci. Che, se lui fosse uno che ha appena acquistato la licenza, altro che scendere in piazza.

"Perché poi la sa la verità? Dietro a tutta questa manovra c'è Confindustria, che vuole mettere le mani sui taxi"

Mi spieghi meglio, per favore.

E così scopro che la contropartita offerta ai tassisti con licenza è una seconda licenza gratuita. Faccio velocemente un conto e realizzo che un tassista che detiene la licenza, in questo modo, avendo 3 dipendenti (una seconda guida sul suo taxi e due sulla licenza a gratis) potrebbe improvvisamente trasformarsi, di fatto, in un imprenditore. Con due macchine e turni coperti sulle 24 ore.

Inizio a smoccicare qualcosa su persone fisiche, società, dipendenti, ma siamo arrivati. I quesiti da commercialista alla prossima volta.

"Ma la ricevuta me la può fare lo stesso?"

Vedo il presidio dei taxi, tutti al buio, e mi chiedo se è possibile obbligare le persone a diventare imprenditori.

E ce ne sarebbe un gran bisogno, questo sì, ma continuo a chiedermi come si fa.

venerdì 13 gennaio 2012

#Buongiorno

"Dai topo muoviti, che tra due anni a quest'ora devi essere già a scuola"

"Mamma, ma alle medie bisogna studiare tanto?"

"Beh, dipende dalla scuola media. Ma immagino di sì"

"Allora io voglio andare in una scuola media dove non si studia tanto"

"Per carità. Già le medie sono una scuola scombinata..."

"... E poi voglio fare il liceo artistico"

"Al massimo ti mando a fare la scuola di fumetto. Di pomeriggio."

"Ma io non voglio fare i fumetti. Io voglio disegnare."

Non ho ancora bevuto il primo caffè della giornata, e mi trovo a blaterare sull'importanza della cultura.

"E tanto non mi serve la cultura perché so già cosa voglio disegnare"

Poveri noi.