La campagna intorno a Pavia è un paesaggio che scorre veloce dall'autostrada, quando andiamo al mare. E' un paesaggio che regala meravigliosi tramonti, in estate. E nugoli di zanzare spiaccicati sul parabrezza.
La campagna intorno a Pavia è un paesaggio che sta nel mio DNA: il luogo dove sono nata, e dove ho vissuto per molti anni, era così prima di essere inghiottito dai palazzi, dalle strade, dai centri commerciali e dalle sedi di importanti multinazionali. Il mio ricordo è una cascina intorno alla quale, man mano, sono sorti palazzi e il traffico è impazzito: una vecchia sciupata, che guarda incredula un mondo che dimentica troppo in fretta.
Un mondo dai ritmi diversi dove si può respirare profondo: così pensavo sabato mattina, bigio di pioggia, mentre uscivamo dall'autostrada a Bereguardo e lasciavamo le macchine alla loro folle corsa. Noi andavamo in un piccolo borgo dove ancora se ti fermi a chiedere indicazioni alle due vecchiette che incontri per strada senti Cara, va' che bell, un occhio amorevole sui tuoi figli e un'espressione in una lingua che non sei mai riuscita a pronunciare, sebbene tu la capisca perfettamente.
Andavamo su invito di Letizia di Ecor alla giornata aperta delle Cascine Orsine, un'azienda dove si coltiva il riso biodinamico e le rane sono tornate a gracidare. Le Cascine Orsine sono un'azienda agricola, ma sono anche una meravigliosa cascina rosso pompei contro il grigio del cielo e della terra, sono uno spaccio di prodotti alimentari biologici (aperto solo il sabato), sono la proprietà di una grande famiglia milanese che ha potuto permettersi il lusso di sperimentare, ma che comunque non era obbligata a farlo (potevano fare altro, che so, costruire Milano2). Abbiamo visto le mucche, gli agnellini che prendevano il latte dalla mamma, la paglia e il toro. Andavamo, tra giornalisti e blogger che si occupano di cucina ed alimentazione, mostrando la nostra evidente biodiversità e ammettendo di avere diecimila intolleranze alimentari, tra persone che capivano perfettamente
Il piccolo ing., che da quando gioca a Farmville ha deciso che, tra le altre cose, da grande andrà a vivere in campagna, ha avuto modo di contare più di cinque trattori. E, come dicono in campagna, ha fatto giornata.
Per fortuna la lezione pomeridiana, tenuta da un professorone direttore di una rivista dal nome emblematico, ha pensato a quelle come me: spiegazione della differenza tra agricoltura convenzionale, biologica e biodinamica. Per fortuna.
Che a tavola, mentre mi sforzavo di far ingoiare due tagliatelle al farro al piccolo ing., il quale al contrario ha iniziato una disquisizione sul fatto che le tagliatelle non sono pasta, e nello specifico non sono la pasta al pesto chimico che vuole lui (ci mancava solo che urlasse ad alta voce: "Mi avevi promesso che andavamo da Mc Donald's!!"), era iniziato un discorso sui tempi di cottura del riso integrale e, a latere, sulle forme di suddetto riso, connesse alla valenza energetica in base al chicco lungo o rotondo. Immaginatevi io, che manco so distinguere il Carnaroli dal riso Roma, in questa disquisizione, annuire con il sorriso ebete di una che ha la situazione perfettamente sotto controllo.
Mentre il professorone parlava, io pensavo. Pensavo alla valenza simbolica del cibo, pensavo alla qualità del cibo e della vita, pensavo ai ritmi e al nostro corpo, pensavo alla GDO e alle questioni politiche ed economiche legate ancora oggi alla produzione di cibo, pensavo a come cambiare ancora un po' il nostro modo di mangiare e consumare.
Ho pensato a come cambiare, e ho pensato alle maggiori difficoltà che incontro: cambiare modo di fare la spesa, cambiare tempi da dedicare alla preparazione dei pasti (e questa è la sfida più grossa, in effetti), come inserire cibi nuovi nella dieta dei miei figli (altra sfida epocale).
Ci siamo smaronati, andiamo? Alle cinque e due minuti l'sms dell'Ing., abbandonato con prole nel cortile piovoso della cascina, non lasciava adito ad ulteriori pensamenti. Il lunedì mattina mi vede piena di buoni propositi e tante domande, ma soprattutto molto curiosa di vedere come continua questa sfida personale verso l'Intolleranza zero. E mi porto nel cuore questo paesaggio.
8 commenti:
Una precisazione: lo spaccio è aperto dal lunedì al sabato, dalle 8 alle 12 e dalle 14 alle 17. La domenica no. Peccato perché sai quante volte, in primavera, ci capita di sentirci chiedere se abbiamo del riso o del formaggio da vendere?
Sono contenta che ti sia piaciuta! Spero che ci rivedremo presto, da noi o da voi, con un tempo migliore.
Ecco, poi alle Cascine Orsine ci abita una blogger famosa, ma non volevo essere troppo invasiva della sua privacy. La blogger famosa e i suoi bambini ci hanno accolto a braccia aperte, e qui la ringrazio pubblicamente!
Ciao Lorenza,
Anche il mio lunedì mattina è pieno di riflessioni ondivaghe ma persistenti come quella pioggerellina fine di sabato pomeriggio.
Prendersi sù per tangenziali e dire "vado a far la spesa" prendendo la direzione delle cascine orsine potrebbe essere molto più che una gita fuori porta. E' riconquistare il ritmo del mercato, quello vero, di chi vende quello che produce. E i cibi che riportiamo in città avranno uno slancio che dura e ci sostiene. Non ci si riesce tutte le settimane? Non importa. Però possiamo sempre provarci.
Un saluto
Irene
Arrossisco :-)
@Irene: grazie, mi sembra un ottimo spunto per la riflessione
@Lanterna: ma va' là!!! :)
Ciao! Complimenti per il blog, mi sono subito iscritta tra i tuoi sostenitori! Sono anch'io una mamma in ricerca :-)
P.S. E alle cascine volevo venire, ma i turni di lavoro del marito ce lo hanno impedito :-(
bello questo post, malinconico ma davvero intenso di riflessioni. Anch'io voglio andare, anch'io...
che bello!!! pensavamo di andarci anche noi col camper e darci appuntamento con la suddetta blogger famosa e con un'altra ex blogger...(ma forse ci ripensa...) speriamo in una bella domenica di sole!!
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