lunedì 29 giugno 2009

AAA Casa in affitto cercasi per il mese di luglio

Dato che mi muovo sempre con coerenza, chiarezza, precisione e lungimiranza, sto cercando una casa in affitto. A non più di 200 km da Milano: mare, montagna, lago, appennini, basta che sia OUT OF Pianura Padana.

Sono una cazzona, ma una cazzona versatile.

Per quando? Per il mese di luglio. Dopodomani, sì, avete letto bene.

Lasciate un commento o scrivetemi qui: laloe73@gmail.com.

giovedì 25 giugno 2009

E' un paese per vecchi. Parola di bimbo.


Ieri pomeriggio mi dedicavo con il piccolo ingegnere al montaggio della super-astronave di Lego Star Wars regalatagli dalla corazzata Grande Nonna+Vecchia Zia, una vera e propria potenza di fuoco nell'acquisto di regali costosi.

Fomentate, questa volta, da una pagella tutta di 10 (tranne un 7 in disegno che ha sollevato le ire unanimi dei nonni contro la sventurata maestra che, insomma, poteva anche mettergli 8, considerando la media generale. Ma vai tu a spiegare a un manipolo di nonni che il nipote mica va al liceo, è in prima elementare).

Comunque. Montavamo mattoncini, e chiaccheravamo.

"Chissà cosa ha ricevuto piccolo perfettino, il mio migliore amico, per la pagella... Beh, di certo non avrà avuto QUESTA navicella spaziale... Ma sai che piccolo perfettino ha anche una bisnonna?!?" e sgrana gli occhioni, per farmi capire che sta dicendo una cosa eccezionale.

"Sì... e allora?", sorrido io, metre traffico con i mattoncini.

"E allora... Visto che i nonni sono sempre più ricchi dei genitori, una bisnonna sarà ricchissima!!!"

Pensa che regali può fare, una bisnonna.

lunedì 22 giugno 2009

O tempora, o mores! Il disco-letto nel 2009


Siamo tornati nella muta Milano, giusto per localizzarci. Questa sera salgo in macchina, annientata dalla stanchezza e dall'avvilimento. E quando una è in macchina da sola in questo stato, la prima cosa che fa è cercare una radio dove diano qualche canzone di quelle che sai dalla prima all'ultima parola, e metterti a cantare a squarciagola senza che nessuno ti senta (per il bene altrui, inteso).

Mentre smanetto sulla radio alla ricerca della canzone, inciampo nel disco-letto.

Ora, non so se il disco-letto sia roba da emittente locale (o quantomeno lombarda) e non so quanti di voi, in gioventù, in macchina rigorosamente da soli (che il disco-letto è una roba che in macchina si ascolta rigorosamente da soli) o a letto, o in altre faccende affaccendati (mi sa che il disco-letto è nato proprio per le altre faccende)... insomma, non so quanti di voi lo abbiano mai ascoltato.

L'ora del disco-letto è canonica: mai prima delle 22.30.
La formula è rimasta inalterata negli anni: scrivi una lettera d'amore, stilando una sorta di compilation (variabile per numero, dai 10 brani dei primi tempi ai 4/5 attuali), con lunghe dediche che vanno a formare il menabò di un drammone romantico (lui e lei si amano, lui la lascia; idem, ma poi lui ci ripensa, e lei non sa cosa fare; lui e lei si amano, ma la lontananza li divide, un classico di settembre; lui e lei si conoscono in chat, lei non sa cosa fare; lei lo ha tradito, lui non lo sa). Il drammone è chiaramente posticcio, ma chissenefrega.

Le canzoni sono a prova di cinico: grandi successi del momento, grandi classici di tutti i tempi, un buon 80% pescato dal meglio della canzone melodica italiana (immancabile un Rossi, un Venditti o un Ramazzotti d'annata).

Quindi, in buona sostanza: se sali in macchina stanca e avvilita, il disco-letto è la catarsi che fa per te. Questa sera ne ho beccato un pezzettino: Silvia raccontava la sua tormentata storia d'amore, conclusasi con una convivenza, con un lavoro trovato, con la felicità, con una vacanza in Sardegna.

Per la cronaca:
Tormento: Negramaro, Nuvole e lenzuola
Felicità: Erosa Ramazzotti, Più bella cosa
Vacanza in Sardegna: Mika, Relax, Take It Easy

Siccome sono torda e un po' bacchettona, e francamente pensavo anche ai fatti miei, solo alla fine ho realizzato che questa iperbolica lettera d'amore di Silvia era indirizzata alla SUA LEI. E va bene, il disco-letto è sempre stato un po' audace, fin dagli albori: ma 15 anni fa, nessuno si sognava di celebrare un amore saffico con tutta questa enfasi. Sorrido di questa normalità, mi sembra così strana e bella. Ma davvero i giovani sono così?, mi chiedo.

giovedì 18 giugno 2009

Chicche suoceresche


In premessa cito Telli, mamma di cinque maschi e destinata quindi, nella vita, a fare la suocera almeno cinque volte: "Qualsiasi cosa dici o fai, hai sbagliato".

E' vero Telli, hai ragione. Fare la suocera è un mestiere difficilissimo.
Ma le nuore non dimenticano (e adesso hanno anche un blog).

Interno giorno. Mattina. Brutto tempo, decidiamo di non scendere al mare. Bambini in libertà, mamma tenta un disperato recupero del disperato arretrato di lavoro che giace nel suo PC e in una angolo della sua mente. Sta dietro ai bambini, risponde al telefono, risponde alla suocera (che, esattamente come i bambini, non si accorge che mamma lavora), prepara il pranzo per tutti (dato che i suoceri sono eccessivamente indaffarti a monitorare gli spostamenti del gatto ormai semi-randagio e a tenere d'occhio i cassonetti della spazzatura lungo la strada, non ancora svuotati ad un'ora decisamente indegna). Pranziamo, prendiamo la macchina per andare al mare.
"Ma tu lavori!" fa lei.
"Eh sì, sai com'è, quando sei libero professionista sei a casa ma non sei mai in vacanza..." rispondo io.
"Certo che il tuo lavoro è proprio uno sbattimento!"
"..."


Esterno giorno. Ai bagni.
"Guarda com'è abbronzato Franco!"
Altri blabla.
"Certo che tu, bruna come sei, non ti abbronzi proprio per niente!"
"... Mah, veramente... mi sono sempre abbronzata"
"E adesso, com'è che non ti abbronzi?!?"
"..."

lunedì 15 giugno 2009

Tra MomCamp, matrimoni e l'ultima spiaggia (alla quale non farò mai l'abitudine)


PREAMBOLO MAMMESCO
Venerdì sera mammina cara salutava i suoi bimbi e l'ingegnere, in partenza per la Liguria, e chiudendo la porta si chiedeva se avrebbe resistito a stare due notti senza di loro. E si chiedeva come faceva, gli anni scorsi, a lasciare i bimbi per settimane intere dai nonni. Ma tra lavori da finire e magliette da stirare, la nostalgia del distacco è durata ben poco.

TRA MOMCAMP...
Sabato mattina mammina è andata al MomCamp e, come sempre, le è piaciuto molto. Oltre alle mamme blogger che già conosce e ama, ha conosciuto il gruppo di Non ho Valentina, che l'ha divertita e un po' commossa (il perché si capisce all'ultima spiaggia), Paola Sucato che l'ha incantata con la sua presentazione, Maria e Mariagrazia di Working Mothers Italy che l'hanno conquistata. E, per la prima volta dopo qualche tempo, gli ingranaggi del suo cervello hanno ricominciato a funzionare.

... MATRIMONI...
Merito anche delle tre vecchie amiche che mammina ha incontrato al matrimonio di sabato pomeriggio: sebbene mammina si fosse messa in gran spolvero con tanto di tacco e fosse andata al matrimonio priva di accompagnatore, nessun baldo giovine si è avvicinato al gruppetto delle quattro che chiacchieravano fitto fitto. Tra le altre cose, dello shock di sentirsi chiamare "Signora".
Ma vabbe', ormai dobbiamo farcene una ragione: anche per Papi, d'altronde, saremmo già anziane.
E d'altronde mammina, col tacco, non si è concessa neanche alle danze.
L'ingegnere può dormire sonni tranquilli, diciamo.

... E L'ULTIMA SPIAGGIA
Domenica mattina mammina ha preso il taxi, direzione Stazione Centrale: il treno per la Liguria partiva alle 9.05.
"Weekend lungo o viaggio di lavoro?" le chiede il tassista.
"Settimana al mare con bambini e nonni. Quasi peggio che andare a lavorare", ha risposto lei, rettificando poi subito, per rispetto a chi lavora, e a chi un lavoro non ce l'ha.
E così mammina è arrivata in Riviera.

Ora, mammina, prima di conoscere l'ingegnere, non aveva idea di cosa fosse un Bagno.
E per Bagno non intende,
stanza con vasca da bagno e servizi igienici; la vasca da bagno
stessa e, per eufem., locale con i soli servizi igienici andare al bagno,
(eufem.) soddisfare i propri bisogni fisiologici bagno pubblico, locale dove è
possibile fare un bagno a pagamento, oppure solo lavarsi e usare il
gabinetto

bensì
entra in nomi propri di località termali o stabilimenti
balneari: Bagni di Lucca


Lei andava in spiagge dove l'ombrellone te lo dovevi portare, e non dove il bagnino ti chiede se preferisci il lettino a riva o vicino all'ombrellone. Dove nessuno si sentiva obbligato ad essere un socialait, come si dice da queste parti (che mammina, a 40° C e con la massima a 80, dopo aver girato come una scema per mezz'ora a cercare posteggio, ha ben poco di che essere social), e dove nessuno replicava i modelli milanesi di socializzazione. Dove nessuno notava l'aumento della pancia, della cellulite, delle vene varicose e di tutte quelle cose di cui, a 20 anni, mammina era ben lungi dal preoccuparsi, semplicemente perché nessuno la conosceva prima, e nessuno l'avrebbe rivista l'anno dopo, traendone le debite conseguenze. Dove non era la fidanzata/la moglie/la nuora/la mamma di: semplicemente, non era. Il che, le dava una gran libertà di essere.

Mentre mammina pensava tutte queste cose, è arrivata ai Bagni. Ha tirato fuori la sua Eco-bag del MomCamp, ha indossato la magliettina di Non ho Valentina (grazie, ragazze!!), si è fatta forza, e ha inaugurato la stagione estiva alla sua ultima spiaggia. Ma nessuno, purtroppo, le ha chiesto: "MomCamp?!? Sei stata al MomCamp?!?". Sarebbe stato un inizio di stagione alternativo, una cosa che, all'ultima spiaggia, non si può proprio chiedere.

mercoledì 10 giugno 2009

Ancora su mamme e lavoro: lo specchio magico della regina cattiva

Quando riesco ad accompagnare mio figlio alle 9, invece che al prescuola, le mamme dei suoi compagni sono quasi tutte lì. E allora mi sento l'unica che lavora.....

Così commenta A casa di Clara al post su mamme e lavoro, riprendendo un'affermazione della mia amica-mamma-in-bicicletta.

A me è venuto in mente lo specchio magico della regina di Biancaneve...
Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più mamma del reame?

La mamma-che-lavora arriva e vede le mamme-a-casa fare comunella, avviarsi lentamente verso il bar dove prenderanno il caffé prima di passare dal panettiere, mettersi d'accordo su come impegnare il pomeriggio, dirsi che non sanno se venerdì pomeriggio ci sono, "perché sai, mio marito decide sempre all'ultimo se partire per il weekend o no", fare l'elenco dei tre negozi dove hanno trovato le scarpe da barca al minor prezzo, e poi il regalo alle maestre...

La mamma-che-lavora pensa al suo triste destino di paria nella comunità delle mamme, teme che questo si possa ripercuotere indelebilmente sul successo sociale del suo cucciolo, si ricorda che deve dire alla tata/alla nonna di preparare la borsa per la piscina, e che all'ora di pranzo deve andare in posta a pagare i bollettini della mensa. Il senso di colpa è strisciante: non veiene mai a prendere i bimbi all'uscita di scuola, non dedica loro abbastanza tempo, la cena è sempre preparata in massimo 30 minuti (pasta e bistecca, o prosciutto, o formaggino, poca verdura e per fortuna che la frutta non si deve preparare), sembra che nel forno a microonde sia scoppiato un alien.

La mamma-a-casa vede arrivare la mamma che lavora, trafelata. La saluta con un sorriso cordiale, vorrebbe parlarle ma: non sa che dirle, e sa che non può invitarla al parco, così, giusto per rompere il ghiaccio. Nota il vestito da ufficio, le scarpe con i tacchi, la bella collana che indossa. E la invidia.

La mamma-a-casa pensa al lavoro che ha lasciato, pensa che ogni tanto si farebbe con piacere una chiaccherata senza nominare le seguenti parole: scuola, pediatra, spesa al supermercato, vacanze scolastiche. La mamma-a-casa pensa con orrore al suo appuntamento fisso all'uscita di scuola e ai suoi pomeriggi, alcuni interminabili, durante i quali ha desiderato ardentemente avere un lavoro, meditando anche come sarebbe bello, per una volta, concedersi un lusso senza dover chiedere a maritino la carta di credito. La mamma-a-casa si chiede cosa farà, quando i figli saranno cresciuti e maritino continuerà ad avere il suo lavoro.

Specchio, specchio delle mie brame, aiuta tu le mamme del reame

martedì 9 giugno 2009

Diamo il benvenuto all'amico Gheddafi


Ho ricevuto questo comunicato stampa, copio e incollo senza tante cerimonie, che sono di corsa. La fonte è il CIPSI, un coordinamento nazionale di ONG.



GHEDDAFI: LAUREA DISHONORIS CAUSA
BARBERA (CIPSI): “CONTESTIAMO LA VISITA DI GHEDDAFI IN ITALIA E IL CONFERIMENTO DELLA LAUREA HONORIS CAUSA IN GIURISPRUDENZA AD UN LEADER CHE NON HA MAI RISPETTATO LA DIGNITÀ DI OGNI ESSERE UMANO E I DIRITTI UNINVERSALI DEI CITTADINI”.


Roma, 9 giugno 2009 - “Ill.mo Magnifico Rettore, scrivo a nome delle circa cinquanta associazioni che costituiscono il Cipsi – Coordinamento di Iniziative Popolari di Solidarietà Internazionale - per invitarla calorosamente ad abbandonare la decisione già assunta di concedere la Laurea Honoris causa a Gheddafi”. Questo è l’incipit della lettera inviata da Guido Barbera, presidente del Cipsi, al Rettore dell’Università di Sassari che ha accolto la proposta del Preside della facoltà di Giurisprudenza di conferire la Laurea Honoris causa a Muammar Gheddafi. Il leader libico dovrebbe recarsi all’Università di Sassari a ritirare il riconoscimento durante la sua visita in Italia, dal 10 al 12 giugno. Secondo i dati del Ministero dell’Interno, sono stati oltre 35.000 gli immigrati sbarcati sulle coste italiane nel 2008, la maggioranza dei quali partiti proprio dalle coste libiche. Gheddafi sarà in Italia dal 10 al 12 giugno con la motivazione ufficiale di “verificare lo stato di attuazione del Trattato Italia – Libia (nel quale non è previsto per il governo di Gheddafi alcun obbligo concreto e verificabile di accoglienza, di tutela del diritto d’asilo, di rispetto della dignità umana dei migranti) e valutare i diversi aspetti di attualità internazionale in vista del G8 dell'Aquila”, al quale Gheddafi parteciperà.
Come si evince dalle motivazioni che hanno spinto il Consiglio di facoltà ad approvare la proposta fatta dal preside Giovanni Lobrano, Gheddafi contribuirebbe “a un processo già in corso di dialogo e di conoscenza reciproca fra sistemi giuridici diversi ma convergenti nel Mediterraneo”.
“Fare un passo indietro non è facile, ma certamente meno drammatico che non riconoscere l’errore. – prosegue la lettera inviata dal Cipsi - Quale credibilità può avere una facoltà di giurisprudenza che concede la 'Laurea Honoris' ad una persona che nella sua vita non ha mai rispettato la dignità di ogni essere umano ed i diritti universali di ogni cittadino?
Quale coerenza ci può essere tra il conferimento di una Laurea Honoris causa ad un Capo di Stato al potere da 40 anni senza mai essere stato democraticamente eletto, con gli insegnamenti dell'ordinamento italiano in materia di diritto costituzionale e di diritto internazionale?”.

Le associazioni del Cipsi propongono di consegnare la Laurea Honoris Causa destinata a Gheddafi a Dagmawi Yimer, etiope, studente in Giurisprudenza, autore e protagonista del documentario sui migranti africani verso l’Italia “Come un uomo sulla terra”, realizzato con Riccardo Biadene e Andrea Segre. Un film asciutto e shoccante, costruito su testimonianze reali, molto efficace. “Consegnate la Laurea Honoris Causa allo studente etiope Dagmawi Yimer – è l’appello del Cipsi all’Università di Sassari - In tale maniera, magnifico Rettore, l’Università di Sassari assumerebbe veramente il ruolo di “esempio educativo” tutrice del diritto e dei diritti universali.

Gheddafi è al potere in Libia dal 1969, dopo un colpo di stato, anche se dal 1979 non riveste alcuna carica ufficiale. Dal febbraio 2009 è anche presidente dell’Unione africana. I suoi 40 anni di regime sono macchiati di sangue e gravi restrizioni delle libertà dei 6,3 milioni di cittadini libici. In Libia ai migranti, molti dei quali in fuga da paesi in guerra o dittatoriali come Etiopia, Sudan, Eritrea, Somalia, non è garantito alcun diritto, a partire da quelli di asilo e di protezione umanitaria, perché questo paese non ha mai aderito alla Convenzione di Ginevra. In Libia i migranti rischiano quotidianamente la vita nelle carceri e nei centri di polizia, dove sono sottoposti a continue violenze.
Il leader libico nella sua visita in Italia incontrerà esponenti politici, organizzazioni e società civile. Previsti un incontro a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il ministro degli Esteri Franco Frattini, una visita all'Università La Sapienza per incontrare studenti e professori e un incontro all’Auditorium Parco della Musica con rappresentanti femminili del mondo imprenditoriale, politico e culturale italiano.
Per contrastare la visita di Gheddafi, la rete spontanea nata intorno a "Fortress Europe" e all'associazione Asinitas Onlus, ha attivato un appello di mobilitazione nazionale, cui il Cipsi ha aderito, “Io non respingo”, ed è riuscita ad organizzare oltre 50 eventi in 35 città italiane. Tra le iniziative, manifestazioni, dibattiti, presidi e la proiezione del film “Come un uomo sulla terra”, prodotto da Asinitas Onlus e Zalab. L’appuntamento più importante è previsto a Roma, in Piazza Farnese mercoledì 10 giugno alle ore 18.00, nelle stesse ore in cui Gheddafi sarà ricevuto dal premier a Palazzo Chigi.

lunedì 8 giugno 2009

Ricerche di mercato



"Buonasera signora, sono della società Sappiamotutto. Stiamo svolgendo un’indagine di mercato su come gli italiani valutano la situazione economica, posso farle qualche domanda?"

Ammazza oh, che roba impegnativa

"Sì, mi dica"
"Lei possiede titoli o azioni di società?"
"No"
"Fondi pensione?"
"No"
"Fondi azionari, italiani o esteri?"
"No"
"Titoli di Stato? BOT?"
"No, no"
"Ehm... L’indagine è conclusa... Grazie, signora”.
CLIC.

Devo suicidarmi o posso continuare a contemplare il mio futuro di miseria?

"Buonasera signora, sono della società Noilosappiamo. Stiamo svolgendo un’indagine di mercato sul consumo di birra, posso farle qualche domanda?"
"Sì, mi dica"
"Quante volte, nell'ultimo mese, ha bevuto birra?"

Le sapevo tutte. Alla fine mi ha anche ringraziato per la gentilezza.
Ma, fuor da ogni dubbio, necessito di una radicale revisione delle mie competenze.

venerdì 5 giugno 2009

Mi sono innamorata


E non è mio marito.

E' un uomo che abita lontano.
Anche lui è sposato.
All'inizio, di lui mi intrigava il fatto che fosse fuori dagli schemi, che fosse un outsider. Mi piacevano la sua determinazione e la sua semplicità, la sua immediatezza e la capacità di farti ridere - e piangere. E' uno capace di conquistarsi le persone, se vuole. Infatti, sono convinta che farà carriera.

Mi piaceva anche sua moglie, a dire il vero. Non potrei mai reggere il confronto con una così, pensavo.

Poi, a un certo punto, mi sono accorta che è anche un bell'uomo.
Perché quando mi innamoro di un uomo, all'inizio non lo vedo mai come un bell'uomo, c'è sempre qualcuno che me lo fa notare, che è anche un bell'uomo.

E' uno che è sempre in giro per lavoro. Ultimamente è stato al Cairo.
Ha anche detto delle belle cose, gli hanno fatto un sacco di complimenti.

Ah, dimenticavo. Mio marito non lo sa.


mercoledì 3 giugno 2009

Mamme e lavoro (e non parlo di me)


Che, quando parlo di me, ormai mi annoio da sola.

Mercoledì mattina, esterno giorno.
9:20. Nel controviale, una stradina corta e alberata, dove passano poche macchine e tante biciclette. Mentre pedalo, sento alle mie spalle una bici in avvicinamento. Qualcuno che va di fretta e vuole superarmi. Mi sposto un po' sulla destra, per far passare. Mi affianca. Ora voglio vedere che faccia ha questo. Mi giro.

"Loooreeee Ciao!"

E' la mia amica-mamma-in-bicicletta, una di quelle rare milanesi possidenti di family bike (non so se vi è capitato di vederle, sono delle bici speciali con il seggiolino davanti "incorporato" nel manubrio; una vera chicca, dato che non le fanno più)

"Ciao!!"

Come va, come stai, come stanno i bimbi, dove vai. Il lavoro.
Lascio precedenza di parola, e poi non sono io a introdurre l'argomento. Sto diventando bravissima.

"Torno a casa alle 7 di sera, ultimamente, mai prima. Poi la mattina porto i bimbi a scuola, e ci sono tutte le mamme che si mettono d'accordo per vedersi al parco, nel pomeriggio... Due mesi fa se ne sono andate in due dallo studio, e io mi sono presa i loro incarichi. Tutti e due. E quando abbiamo contrattato l'aumento, io pensavo che quello che avessimo deciso fosse il netto. Invece era il lordo".

"... Che quando hai la partita iva, fa una bella differenza", chioso io.

"Appunto. Praticamente, due dita in un occhio. Insomma, ti viene un po' voglia di mandare tutto a ramengo, l'unico particolare è che io non lavoro per hobby..."

No, non farlo, non farlo, tieni duro!! dice la vocina dentro di me. Ma sto imparando l'arte del silenzio.

"Dai, cerca di arrivare alle vacanze, poi ti riposi e a mente lucida ci ripensi a settembre".

Come faccio, io, a dire che no, una mamma che ha un lavoro deve tenerselo stretto? Bisogna ragionare con distacco, su certe cose.

Arriviamo in San Babila, le nostre strade si dividono.

Mercoledì pomeriggio, interno giorno.
15:00. Appena rientrata a casa. Suona il cellulare, il cellulare muore (sto riciclando un cellulare dismesso dalla suocera, per rendere l'idea).
Attacco il cellulare alla presa di corrente, riaccendo, guardo.

Mh.
Numero di cellulare sconosciuto.Richiamo.

"Pronto, sono Lorenza"
"Lore ciao!"
"Ciao...?..."
(Questa scena l'ho già vista...)
"Ciao sono la Eli, ti ricordi di me?!?"

Ohmamma.
La Eli era con me all'Università, non ci vediamo e non ci sentiamo da più di 5 anni. Questo è un vero regalo.
"Ma ciao, tesoro!" (e via di questo passo con le smancerie per le quali sono stata presa per il culo dai miei fratelli per 10 anni suonati)

Dato che il mio mobail non è più mobile, mi accascio suul divano e mi concedo una chiacchierata non-multitasking.

Insomma. La Eli mi ha pensato, mi ha trovato su LinkedIn e ha provato a chiamarmi. Aveva il mio vecchio numero di cellulare (riciclato dal suocero, quello) e, dato che la sottoscritta non ha nessun nuovo numero di nessun cellulare aziendale di nessuna azienda, eccoci qui.

Ci raccontiamo un po': figli cresciuti (un brivido lungo la schiena, a dire che la piccoletta compie 4 anni ad agosto), figli nati, compagni persi e ritrovati di università. E lavoro.

Ma anche questa volta lascio nell'aria la mia frase topica e lascio la parola, sto diventando bravissima!

La Eli lavora in una grossa azienda. Ha avuto la prima figlia, le hanno dato il part-time, ha avuto il secondo bimbo, ed ora ha la riduzione di orario fino al compimento del primo anno del pargolo.
"Poi spero che a settembre mi diano il part-time, sennò non so davvero..."

No, no, non farlo! gridava la mia vocina, ma sono stata zitta, che certe cose non si possono dire così, brutalmente, alla Eli dopo 5 anni che non la senti.

"Sai, non posso pensare di arrivare a casa alle 7 e mezza tutte le sere, come si fa?".
"Ma sai, mia cognata...", e attacco con la storia della cognata-manager, mamma senza rimpianti (ma non auguro a nessuna precaria di avere una cognata-manager in circolazione, sia ben chiaro: è un irrimediabile scacco all'autostima personale, come se non bastasse tutto il resto).

"Sì, però poi ti perdi i momenti più belli" ribatte lei.
"Sai, ti mando un link a un sito molto bello, poi quando ci vediamo ne parliamo, ok?", che non puoi raccontare alla Eli in 5 minuti di Veremamme e delle mamme blogger e di tutto quanto, dopo 5 anni che non la senti.

Seguono accordi-base per vedersi (come siete organizzati, i bimbi a che ora vanno a letto, ma li portate in giro, allora va bene una pizzeria...).
Fine della telefonata.

Sono stremata.
Nel bene, intendiamoci.
Ma questa cosa delle mamme e del lavoro mi uccide ogni volta. Ogni volta mi uccide, sentire che una mamma molla (o pensa anche solo di mollare, per sfinimento e mancanza di riconoscimento) il lavoro. Non ci posso fare niente.
E vorrei solo una cosa. Vorrei che un bel giorno tutti quanti, mamme, manager, direttori del personale, salissero sul palco. E facessero una bella tavola rotonda, ma di quelle politicamente scorrette.

Vorrei che gli uomini (manager, direttori del personale e varia umanità), invece di raccontare le solite manfrine sulla conciliazione e sull'importanza della famiglia (in genere, la loro), dicessero che loro, le mamme che lavorano, non le vogliono. O, meglio: che loro non vogliono lavorare come le donne vorrebbero e potrebbero lavorare. Perché non è vero che è troppo costoso. Semplicemente, esula dai loro schemi (e, forse, dalle loro capacità).

Vorrei che qualcuno dicesse alle mamme che se forse non avessero malattie, aspettative e quant'altro, un sacco di diritti e pochi doveri, allora le mamme lavorerebbero di più.

Vorrei che le mamme decidessero cosa vogliono. Vorrei che le mamme non fossero le sole (e non fossero da sole, soprattutto) a decidere, e si chiedessero, almeno: "Perché io, e non mio marito?" (chiedere il part-time, rinunciare alla carriera, perdersi i momenti preziosi dei figli, e via di questo passo). Perché guadagno meno, perché non ne ho voglia, perché mi hanno sempre detto che deve essere così e io muoio dai sensi di colpa: le risposte le sappiamo.

Vorrei che le mamme che lasciano il lavoro per due anni, poi trovassero un mercato del lavoro che le riconsidera. Invece di trovarsi di fronte il muro del perbenismo italiano, un po' cattolico e molto ipocrita.

... Potrei andare avanti ancora per mezz'ora, ma è davvero tardi. Questo post ce l'ho in testa da una settimana esatta, e finalmente sono riuscita a scriverlo.