domenica 4 ottobre 2009

Ma alla fine... E' una questione di donne?

Mentre cercavo un filo rosso per scrivere un post di seguito al post di prima, e una risposta ai commenti, come se avessi un'equazione sottomano e non riuscissi a trovare la soluzione (sensazione a me ben nota, essendo sempre stata una capra in matematica), senza riuscire a formulare un discorso compiuto su dignità, donne e responsabilità sociale, sono incappata in questo articolo pubblicato oggi su Il Giornale.

TITOLO:
CHI VUOLE FARE LA MAMMA DEVE SMETTERE DI LAVORARE
(titolo diversamente riportato poi sull'edizione online)

STRALCIO DI INTERVISTA:
Le mamme impazziscono perché trovano pesante il loro ruolo. Da dove nasce questa angoscia?
«La mia è stata la generazione che ha negato le differenze tra i sessi. Non bisogna confondere: i padri non possono improvvisarsi mamme, e sono le donne che con dei figli piccoli devono restare a casa. È inutile tergiversare, il lavoro full time deve essere una prerogative delle donne senza prole o con figli grandi».

Al di là del fatto che l'ipotesi è inverosimile, per moltissimi motivi, mi ha molto colpito soprattutto il titolo (che non è stato scelto certo dalla giornalista, e che al solito maschera il contenuto dell'articolo, più che spiegarlo). Di nuovo, donne trattate come oggetti: che una faccia la madre o la prostituta, la prospettiva in cui ci si pone è sempre quella. Che differenza fa, in fondo?

Non mi ricordo più chi (perdonate la cialtroneria, accetto suggerimenti) diceva che il rendere l'altro oggetto è un approccio tipicamente maschile, incontrare l'altro come soggetto, femminile (Luce Irigaray?).

Ma se le donne stanno in cucina o in camera da letto, ormai senza differenza di merito, quale potere e capacità avranno di cambiare la prospettiva, prima di tutto riguardo a loro stesse?

Continuo a pensare ai programmi di Lerner e Santoro della scorsa settimana, e continuo a pensare che se ci fosse stata una conduttrice donna, si sarebbe arrivati al nocciolo della questione. Chi mi dice il nome di una conduttrice donna che non sia la Clerici? (bravissima, per carità. Un'altra carriera rovinata dalla maternità)


13 commenti:

Rita ha detto...

Ho sempre pensato che la Clerici era perfetta per la prova del cuoco perché esprimeva davvero l'amore per la buona cucina e la buona tavola, non era finta, non era "posticcia" quando assaggiava tutte quelle pietanze, le piacevano davvero ma la gravidanza ha silurato anche lei, peccato davvero peccato.
Un nome che mi sento di farti è quello di Ilaria D'Amico di Exit (La 7) ma ovviamente non si trova sulla tv pubblica o su quella del "cavaliere", lei mi sembra abbastanza in gamba, anche se a volte sembra perdersi anche lei in discorsi "vuoti" senza arrivare al "cuore" dei fatti.
Diciamo che l'apprezzo a "intermittenza" ma la verità è che noi donne ne dobbiamo ancora fare tanta di strada per avere gli stessi diritti degli uomini senza diventare stronze come molti (ma per fortuna non tutti) gli uomini!!!

lorenza ha detto...

@Rita: sì, ma il problema è che siamo, di fatto, ancora qui a discutere se una madre debba lavorare oppure no, e quanto, e come, e perché. Ogni tanto mi sembra che dobbiamo rimetterci a riformulare di nuovo i fondamentali...

supermambanana ha detto...

e' vero lorenza si deve ricominciare sempre da capo, e' come il fair trade market, tutti sappiamo che e' importante dare il giusto compenso all'agricoltore, ma alla fin fine tra il dire e il fare... perche' ci fa piacere comprare le magliette di cotone a poche lire (oops euro, si vede che son partita prima dell'Eurozone?) quindi si fa finta di nulla, cosi' come non vogliamo affrontare la problematica fino in fondo, e si fa finta di nulla, e si esce con questi articoli. E lasciami dire che non credo che sia soltanto una colpa maschile, anzi.

M di MS ha detto...

Certo che ce l'ho il nome: la Gabanelli!

lorenza ha detto...

@supermambanana: assolutamente non è una "colpa" maschile, concordo, e forse il problema è davvero la poca corresponsabilità delle donne su questi temi, temo.
@M di MS: :-) eeeeeeeehhhhhh ci avevo pensato anch'io! E' una one woman show, ma sarebbe bello vederla alla prova!!

Chiara Trabella ha detto...

A questa signora vorrei chiedere come sarebbe stata la sua vita se non avesse potuto svolgere i molti lavori elencati nel suo curriculum e se invece fosse rimasta a casa a fare i sughi e la pasta.
Mi chiedo anche perché nessuno considera la famiglia in senso globale: se la soluzione ai problemi logistici dei figli piccoli è che uno lavori e l'altro no, perché invece non pensare a due genitori entrambi part-time? Perché mettere anche questo peso solo sulle spalle delle donne, di sentirsi "mantenute" e in più fare tutto il lavoro sporco?
Altra contraddizione: perché la signora parla dell'isolamento delle madri assassine e poi invece chiude in casa le donne?

lorenza ha detto...

:-) quest'ultima domanda mi sembra ESTREMAMENTE azzeccata. Per il resto condivido tutto, è la prospettiva neo-maschilista che mi inquieta, dietro queste parole (di due donne!)

ivan prestipino ha detto...

... che dire... sto già preparando la clava per andare a caccia e portare il companatico all'allegra famigliola.
Nel frattempo la Cri mi rassetta la pelle di leopardo e il Franci rotola nel fango...

... di questo passo torneremo alla convinzione che solo i figli dei "padroni" possono studiare, che i figli degli artigiani è meglio se continuano la gestione della bottega del padre, che per sposare una figlia sarà necessario preparare una grande dote....

l'ottocento sta tornando miseramente a galla...
ed è solo colpa nostra...

lorenza ha detto...

:-)) la Cri a rassettarti la pelle di leopardo non me la vedo proprio, però!! E pensare che l'Italia è già uno dei paesi dove c'è meno mobilità sociale...

Igraine ha detto...

Mmm, di chi è Il giornale? Credo non ci sia altro da aggiungere....

Igraine ha detto...

E infatti, la Gelmini o la Carfagna hanno figli? No. E la loro carriera se la sono sudata sul campo....
:-)

Lety ha detto...

Però cerchiamo di non prenderci in giro, siamo noi che spesso vogliamo restare a casa per rimanere accanto ai nostri bimbi. Il titolo forse non è proprio tanto lontano dalla verità. Proprio ieri ho scritto un post con un aneddoto azzeccatissimo che riassume il nocciolo della questione e che vede me stessa come protagonista.

lorenza ha detto...

stai parlando con una che ha lasciato un lavoro super-sicuro da statale per stare con la bimba di 4 mesi. Ma il problema non sono le scelte personali, il problema è il motivo e le condizioni in cui queste scelte vengono fatte, quello che comportano sulla vita delle donne, pubblica e privata. E il problema è la cultura che sta dietro a queste scelta, è la cultura "squalificante" e anche la premessa teorica sbagliata: che le donne devono "rinunciare" al lavoro e gli uomini no. E allora: è un problema di ciascuno, o è un problema di tutte?