giovedì 19 marzo 2009

La Pianura Padana e i fusi-da-città (pensieri sconsclusionati di una mamma tra la Via Emilia e il West)


Oggi ho percorso la Pianura Padana, su e giù per una buona metà, da sola, in macchina.
Lunga e diritta correva la strada... Una rottura di palle...

Accompagno a scuola il piccolo ingegnere, e mi metto in macchina. Un traffico imbarazzante, di quelli in cui ti chiedi dove cavolo va tutta questa gente, in macchina. Ti chiedi se sia proprio indispensabile, andarci in macchina, ma siccome anche tu sei in macchina, ipotizzi che sì, forse è indispensabile. Forse. Svicolo sulla tangenziale, scivolo tra muri di camion (e continui a chiederti fino a quando durerà, questo assedio ininterrotto di camion) ed entro in autostrada. Mentre vado non riesco a capire se sono in ritardo per l'appuntamento delle 10:30, oppure no. Già mi fanno pesare il fatto che vengo da Milano, figuriamoci se arrivo in ritardo.

Alle 10.00 sono all'uscita del casello dell'autostrada, alle 10.10 in centro a Parma. Se uno arriva al casello dell'autostrada di Milano, forse dopo 10 minuti è a San Donato. Se uno arriva al casello dell'autostrada a Roma, forse dopo 10 minuti è ancora lì, sul raccordo, a cercare di farsi una ragione del fatto che sono tutti fermi e che inevitabilmente arriverà in ritardo. Mi colpisce sempre, questa cosa che quando uno cambia città, deve sempre cambiare un po' il fuso-orario, la percezione e la capacità degli spostamenti, la quantità di cose che puoi fare in una giornata. Quando mi capitava di andare a Roma, i primi tempi, collezionavo sempre dei ritardi clamorosi (e delle fatture del taxi decisamente da record, considerando quanto mi pagano).

Pensavo a tutte queste cose mentre camminavo con il mio passo da milanese, schivando le biciclette (che quando uno viene da milano e attraversa la strada, guarda se passano le macchine, per cui il suo occhio è abituato a oggetti moventi di determinate dimensioni, e le bici non le vede, soprattutto se è un po' miope e ha perso gli occhiali, e per guidare usa un paio di vecchi occhiali che spariscono in borsa appena parcheggiata la macchina) e affrontando la prima pippa del giorno sul fatto che Parma sia capitale di un sacco di cose (il prosciutto, la musica, la pittura, la famiglia, la sostenibilità e non so che altro).

Però una deve andare a Parma per frequentare certi ambienti e scoprire, per esempio, che l'ultima raffinatezza in fatto di moda maschile è: far ricamare le cifre sul polsino della camicia.

Finita la riunione, mi rimetto in macchina e in altri dieci minuti sono in autostrada. Mentre percorro un po' più rilassata la via del ritorno, non posso fare a meno di stupirmi, ancora una volta, di quanto la Pianura Padana sia PIATTA. Un'immensa distesa di campi e capannoni, senza orizzonte, senza cielo. Insomma, a me tutta questa pianura METTE L'ANSIA. Mi mette a disagio, anche se è la mia terra, in fondo. Non so perché, anche se ricordo perfettamente la prima volta che provai questa sensazione: avevo vent'anni, era la fine di luglio, tornavamo da Palermo in treno. Un viaggio lunghissimo, un'Italia tutta spiagge e colline e montagne e, dopo la galleria, sbucare nella pianura larga. Un altro spazio. Un'altra monotonia.

Allora non vivevo di fusi-da-città e di appuntamenti e di lavori da difendere con le unghie, mi godevo le vacanze che erano appena iniziate, dopo gli esami all'università. Io sono cambiata, anche la Pianura Padana è cambiata, è molto più grigia e ci sono meno campi. Ma è rimasta piatta uguale, e a me fa venire l'ansia uguale.

3 commenti:

ivan prestipino ha detto...

... però, se lasci un attimo l'autostrada e prendi qualche strada secondaria, anche solo per qualche chilometro e vedi l'erba verde, gli aironi e le rogge...beh è un'altra cosa....

Anonimo ha detto...

comunque io a Parma mi sento a casa, perché vado sempre, perennemente, in bici, e là non mi viene l'ansia da tubo di scappamento...

Anonimo ha detto...

Ivan, hai ragione, è ASSOLUTAMENTE un'altra cosa! Non consideri più l'insieme piatto ma il particolare "vivo".
Valewanda: Parma è una città bellissima, anch'io vado in bici e sognerei di vivere in una città così. Qui, così!