Lui torna a casa per tempo, è sempre molto disponibile quando si tratta di supportare la moglie precaria con i suoi precari e strampalati impegni di lavoro.
Lei torna a casa alle 23:30 (lui aveva già chiamato, impensierito, dubitando della durata di queste conferenze da oratorio)
Lui è stravaccato sul divano.
Insieme danno l'antibiotico ai bambini ammalati.
Poi lei svuota la lavatrice, stende i panni,sistema alla bell'e meglio la cucina, si fa una tazza di latte caldo con i biscotti, che non ha ancora cenato.
E, mentre traffica tra panni umidi e pentoloni con il riso bollito appiccicato, a un certo punto si affaccia alla sua mente una domanda: "Perché?"
Lei si chiede perché la normalità consista nell'arrivare a casa a qualsiasi ora del giorno e della notte, e mettersi a svuotare la lavatrice, mentre la normalità per lui sia stravaccarsi sul divano.
Perché lei sa che, se si fosse ricordata di chiedere: "Svuoti la lavatrice?", lui l'avrebbe sicuramente fatto. Ma se non glielo chiede, la lavatrice rimane un oggetto nascosto e dimenticato, così come il cesto dei panni sporchi.
Lei ha capito che non è tanto una questione di "fare", quanto una questione di "pensare". L'ha capito da quando lui ha cambiato ufficio, e sotto il suo ufficio c'è un supermercato, per cui lei ogni tanto gli chiede di fare la spesa, e la domanda che si sente invariabilmente rivolgere è: "Cosa devo comperare?".
Lei ha anche imparato a stare zitta, quando alla suddetta domanda la risposta è "Fai tu" e poi si ritrova il frigo pieno di ravioli, insaccati e cibi precotti di dubbia provenienza.
All'inizio lei pensava (e in parte ne è ancora convinta) che la colpa fosse di tutte le donne che, martiri del focolare, esautorano il poveretto rispetto a qualsiasi tipo di partecipazione responsabile alle vicende domestiche. Insomma, uno scettro ottenuto con il martirio. Regine scontente, ma pur sempre regine.
Poi questa spiegazione non l'ha più convinta. Le è rimasta solo una domanda, e nessun universo interpretativo di riferimento.