Ieri ho trovato nella casella della posta
Style Piccoli.
Cos'è Style (prontuario per chi non legge il Corriere della Sera). Style è un magazine del Corriere, un mensile-maschile di target decisamente alto, direi il più snob della categoria (in confronto GQ sembra roba da carrettieri): in sole 100 paginone patinate, ti dimostra che se non porti al polso un orologio da 20.000 €, non sei nessuno. La prima volta Style uscì come allegato gratuito . La seconda volta era a pagamento, "a libera scelta". La terza, è diventato un supplemento "obbligatorio", a pagamento: se l'ultimo venerdì del mese vuoi comprare il Corriere, ti becchi anche Style - oppure lo paghi e per protesta lo lasci all'edicolante, come mi è capitato di vedere.
Ora c'è Style Piccoli, dedicato ai bimbi e alle loro mamme. Scarto l'involucro di plastica, e trovo una sagoma per fare una scatolina, un salvadanaio, firmata Tiffany (sì, quello della colazione, ovvero la gioielleria).
C'è anche una letterina d'accompagnamento, in cui si spiega alle mamme che il magazine ha pensato ai bambini dell'Abruzzo e che bisogna insegnare ai nostri bimbi a donare. Per cui: i bimbi che metteranno i loro soldini nella scatolina e la porteranno in uno dei negozi Tiffany di Milano, Roma, Bologna e Firenze il 22 settembre, riceveranno in cambio un quaderno, ovviamente firmato Tiffany&Co. Parola di Diamante (!) D'Alessio, direttore, che conclude la sua letterina così:
tutto a fin di bene!E dunque.
Tu vuoi aiutare i bambini dell'Abruzzo.
Va bene, bravo.
Vuoi insegnare ai bambini l'importanza del donare.
Caspita, don Lorenzo Milani ti fa un baffo.
E cosa fai?
Fai fare ai bambini un salvadanaio. Non di quelli, che ne so, del CESVI, di Medecins Sans Frontières, della Croce Rossa, toh. No, di Tiffany.
Non posso fare a meno di immaginarmi il bimbo, che ha messo le sue monetine nel salvadanaio, entrare da Tiffany con la sua scatolina: teche di cristallo, gioielli, arredi raffinati, atmosfera ovattata, commesse con piega perfetta, trucco leggero e tailleur. Che deposita la sua scatolina da Tiffany.
Cosa imparano
davvero, i nostri bambini?
Che è bello aiutare i bambini dell'Abruzzo, questi sconosciuti che nessuno vede mai? O piuttosto che Tiffany è un "bel posto"?
Che so. Potevano organizzare una festa, uno spettacolo, la prima di
Harry Potter in cinque città. No. Il salvadanaio da portare in gioielleria.
"Mamma, cos'è?"
"E' un salvadanaio, tesoro, di Tiffany"
"E ci metto i miei soldini?"
"Sì"
"E cos'è Tiffany?"
"E' una gioiellieria, un posto dove fanno gioielli bellissimi".
Mi sono davvero arrabbiata: per l'ipocrisia, per la mancanza di senso della realtà, per l'incompetenza e per la sfacciataggine nell'utilizzare tragedie e buona fede e bambini... per cosa, poi? Per farsi dire "bravi"? Per far vedere che "anche noi c'eravamo", perché, si sa, "non puoi non esserci"? Il gioco vale la candela?
Ma siccome non volevo scrivere un post ingiusto su un giornale senza neanche averlo letto, me lo sono sfogliato da cima a fondo: devo essere sincera, ci sono un sacco di informazioni utili (tipo scuole estive a 160 €, il prezzo più alto registrato finora, indirizzi sui villaggi dove tengono a bada i marmocchi, ristoranti, bei servizi (dico sul serio, ndr) di moda bimbi).
A un certo punto, dopo aver notato un servizio fotografico di Costantino Ruspoli (strano che il fotografo non si chiamasse Giuseppe Brambilla) sulle "Belle famiglie italiane", una cosa che farebbe la felicità di molti ma che a me, di primo acchito, fa venire il latte alle ginocchia, a pagina 32 (guarda un po' di fianco c'è una pubblicità di Tiffany!), ho trovato il pensiero forte che cercavo per salvare questo giornale.
... Le bambine esageratamente attratte dalle paillettes dappertutto, dalle Winx sulle scarpe e da una preadolescenza strappona, dovrebbero studiare a scuola il senso filosofico dello stile di Coco Chanel, che non era né bacchettona né timida né priva di grandi amori contrastati, (...), Coco non si è negata mai nulla tranne la tamarraggine (i grassetti sono miei).
Ecco, c'è del buono in questo giornale, bisogna solo cercarlo.
(E poi salvare gli indirizzi, buttare il tutto, scrivere un post e non pensarci più, se possibile, a parte continuare a chiedersi quale sia il
senso filosofico dello stile di Chanel da far
studiare alle nostre figlie).