stavo discutendo sulle quote rosa:sarebbe bello se pensando a gente brava anche in politica venissero in mente donne, non in quanto tali ma in quanto brave.Nei miei cinque minuti di pausa su Facebook sono incappata in questo post di Maria.
Orbene, questo post dall'apparenza innocua ha scatenato in realtà dentro di me una serie di domande e di reazioni probabilmente dovute a quello che vedo e osservo intorno a me.
Le domande sono le solite, trite e ritrite, ma vorrei vedere se riusciamo a dare qualche nuova risposta:
- le donne sono brave ma hanno un problema di riconoscimento del fatto che sono brave. Per lo più (e non sto facendo un discorso maschilista, ma un discorso, come dire "di fatto") un uomo non considera mai una donna come potenziale partner, ma come la segretaria, quella che fa le cose. Le donne si ritagliano grossi ruoli di prestigio non riconosciuto o del tutto interno all'azienda, con poca visibilità ma grande prestigio personale. E quando poi si viene al dunque, è difficile che "facciano fuori" l'uomo in questione. Per dire, l'ha fatto Angela Merkel con Helmut Kohl, e per un po' son rimasti tutti scioccati (o come cavolo si scrive).
- Perché forse il problema sta lì: è più facile per un uomo accettare di passare il testimone (a malincuore) a un altro uomo? O sono gli uomini capaci di prenderselo e le donne no?
- Quanto le donne sanno stare al gioco e quanto invece, non scelgono altre strade? Per esempio, quante donne che scelgono la libera professione o di fare le imprenditrici sarebbero state altrettanto "utili" in azienda ma, arrivate a un certo punto, hanno deciso di "svicolare" (per noia, per stanchezza, per mancanza di riconoscimenti)?
- Non è che continuiamo a ragionare sulle quote rosa in termini di potere "al maschile"? Siamo sicure che le donne vogliono questo (perché ogni tanto mi pare un po' il ragionamento dell'"armiamoci e partite")? Ma dove sono tutte queste donne volenterose desiderose di cambiare l'Italia e fatte fuori da un sistema maschilista?
Della serie: dietro a un grande uomo c'è sempre una grande donna. E ok. Obama non sarebbe presidente se non ci fosse stata Michelle. Ma Michelle, cara, TU volevi fare il presidente degli Stati Uniti, diciamocelo (e questa cosa non me la toglierà mai nessuno dalla testa).
- Come si fa a uscire dal binomio donna/brava, un binomio che per gli uomini di fatto non esiste? (UnO è bravo o è incapace, indipendentemente dall'essere maschio, è proprio un altro approccio alla questione. Quando avremo una presidentessa del consiglio ultrasettantenne e uno stuolo di toy-boy a fare i ministri delle pari opportunità, ne riparleremo)
Ecco, mi rendo conto, come dire, di non aver sollevato questioni da poco.
I miei cinque minuti di pausa sono finiti, a voi la parola.
10 commenti:
mi hai beccato nei miei cinque minuti di pausa e quindi...in questi giorni ci sto pensando tanto anch'io a questa cosa, per tante ragioni. secondo me è vero che parlare di quote rosa è parlare di un modo dove il potere ce l'hanno gli uomini. ed è vero che dopo i 40 anni molte donne si mettono in proprio perché l'azienda o il lavoro dipendente non permettono loro di andare oltre, sia in termini di carriera in senso stretto che di creatività. sappiamo tutte che seguire le proprie passioni, gestire il potere secondo le logiche dominanti vuo dire dedicargli se stessi. noi siamo per cultura portate ai compromessi, a tenere in piedi le cose, a reggere relazioni e sentimenti. tra l'altro io sono davvero sfiduciata in questo periodo, e non credo più alle famose conciliazioni, quando si tratta di conciliare gli affetti e la passione per un lavoro
ma prenderti un caffè no eh?!!? proprio di massimi sistemi dobbiamo parlare a quest'ora? e va beh..almeno ho mangiato leggero!
sì, siamo meno pagate, meno apprezzate e meno scelte nelle aziende.
i motii i per me sono due (o forse di più vediamo):
1. siamo retrogradi stile "Flinstones" sui rapporti donna-lavoro, e non aprlo solo di uomini. nel Paese della "mamma" le donne che lavorano NON possono essere buone madri e viceversa.
2. per gli uomini(che lo sappiamo hanno in mano il potere) quello che conta sono le ore di lavoro in ufficio e non la qualità del lavoro. non parliamo del lavoro da casa: eresia! credo che il motivo fondamentale sia che LORO hanno bisogno di un mondo a parte per lavorare, di un guscio protetto, di un luogo in cui non ci sia null'altro se non il lavoro. e non capiscono che da quando ti nasce un figlio tu, madre, sviluppi una capacità di attenzione multifattoriale/multisensoriale che levati.
temo che sia un circolo vizioso: meno donne ci sono al potere, meno persone possono modificare la CULTURA in merito al problema donne-lavoro-potere-famiglia, più bisogno avremo di quote rosa per avere ciò che in realtà meritiamo.
In sintesi: se non introdurremo un minimo di quote rosa non sarà possibile portare avanti il cambiamento culturale che avviene solo se chi sta al potere genera idonei strumenti di diffusione di tale cultura.
oddio...ecco...lo sapevo...mi son spiegata da bestia...maledetta digestione!
io credo di piu' in un lavoro lento e a lunga gittata, con, certo, la coadiuvazione di escamotage come le quote rosa, ma solo a valle. A monte servono dei meccanismi per aiutare le donne che vorrebbero intraprendere la politica (o altre iniziative di carriera, ma specialmente la politica) a materializzare l'idea. Un po' come succede, penso almeno, con le iniziative di confartigianato e confagricoltura. Mi veniva in mente un comitato che esiste qui per incoraggiare donne in computer science, e a come diventa attivo sul territorio sia nelle scuole, per instillare la scintilla del dubbio nelle giovani menti (e se fosse una carriera proprio adatta a me?) sia poi per incoraggiare non solo come consiglio ma anche come networking e fondi, le giovani informatiche, e sia per sensibilizzare sul tema delle poche donne nel settore. Insomma lavora a tutto tondo. Non so se esiste qualcosa del genere in politica, ma potrebbe essere utile. Anche perche' dopo il momento della denuncia, deve PER FORZA arrivare anche il momento della costruzione, non si puo' passar la vita a denunciare e basta.
Si', lavoro lento e a lunga gittata, a partire da noi che siamo genitori e dal modo in cui pensiamo ai nostri figli/figlie, al loro futuro, alle loro possibilità, e a cosa trasmettiamo loro in questo senso. Mi spiego: mia madre ha sempre lavorato, a me piaceva andare a scuola, indi nessuno a casa mia ha mai messo in dubbio che io avrei studiato e avrei lavorato. Mia madre e mio padre (entrambi) non hanno mai avuto impegni sociali/civili extra-lavoro ed extra-famiglia, indi nessuno ha mai pensato che io potessi/volessi averne. Sto cercando di uscire da questo schema...deterministico!
@piattini: due sono le parole che mi colpiscono del tuo commento: "potere" e "passione". Temo che spesso le donne, non potendo/non volendo accedere al potere scelgano la passione. Che ripaga, in un certo qual senso, comunque. Proprio la sera prima di scrivere questo post ho realizzato che la passione è anche tempo - ergo, la passione per un lavoro vuol dire dedicarci anche molto tempo - inevitabilmente a discapito di molte altre cose importanti nella vita. E che non saremmo dove siamo, se molti uomini e donne non avessero dedicato la loro vita al loro lavoro. Forse, nella nostra concezione del lavoro come "alienazione" e "modo per procurarci i mezzi di sostentamento" ci dimentichiamo di questo aspetto fondamentale...
@rocciajubba: ne avevo già presi due (e fumato pure la sigaretta, mi sa) prima di scrivere il post ;)
1. Vero. Ma mi sembra che qualcosa stia cambiando, per i padri.
2. Una volta pensavo che le quote rosa fossero del tutto inutili, ma mi sono resa conto che non è vero, e che le donne dovevano pure darsi una mossa e prendersi quello che spettava loro, che se una donna è brava automaticamente fa carriera - a meno di avere intorno a sé un determinato contesto. E non possiamo sempre ragionare in termini di selezione naturale: per una brava che ce la fa (per mille motivi) quante altre che avrebbero potuto farcela non ce la fanno?
@supermambanana: questo commento me lo tengo stretto, perché dà prospettiva al discorso e è un approccio davvero interessante. Soprattutto "l'instillare una scintilla nelle giovani menti (delle donne)"... Che, secondo me, è fondamentale. E non oso chiedermi quali scintille vengano instillate nelle giovani mente delle italiane oggi (a parte il fatto che "studiare è inutile tanto non troverò mai lavoro lo stesso", cito da una giovane 24enne che cita gruppo di coetanei)
@Laura.ddd: :) in bocca al lupo! A volte mi sembra che uscire dagli schemi deterministici dei nostri genitori (soprattutto gli schemi "non detti", quelli mai esplicitati) sia la cosa più difficile!!
colta al volo da un'intervista a Madeleine Albright, traduco a braccio: "sentivo la mia nipotina di 7 anni parlare con sua madre, mia figlia, e chiedere, ma mamma cos'e' tutto questo clamore su la nonna che era segretario di stato, solo le femmine possono essere segretarie di stato, no?" ecco. Parlando delle giovani menti.
Ciao!...tramite Twitter sono finita a curiosare sul tuo blog...mi piace molto, tanto che d'ora in poi lo seguirò...
E' stato un piacere trovarti!!!
A presto
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