Se c'era un giorno sbagliato per andare a Roma, era ieri. E ieri, infatti, la sottoscritta era a Roma.
Ho visto una mattina incredibilmente fredda e meravigliosamente limpida, una Piazza Venezia stranamente tranquilla. Ho visto Roma che è una pancia accogliente, una di quelle signore che tutto hanno visto, e che di nulla si stupiscono più, aspettano solo la prossima messa in scena. Ho visto una madre medusa, che divora e fagocita tutto, e rimane placida e serena e curiosa, cinica e un po' inquietante.
Ho sentito un ragazzetto con un ciuffo di capelli biondi chiedermi: "Scusi, do'ssta Piazza Argentina?" "Sta qui", gli rispondo io, pensando a quanto buffa è la vita, io che conosco tre vie e due piazze in tutta la città, e mi ci perdo sempre. "E do'ssta la manifestazione?" "Non so, non sarà ancora iniziata".
Ho sentito le sirene initerrottamente.
Ho visto la strada del centro sbarrata da due camionette dei Carabinieri, non poter passare, dover fare il giro più lungo. Ho visto l'arroganza del potere chiuso nei suoi palazzi, e quel senso di tristezza e di sopraffazione a cui non mi abituerò mai. Non ho visto camionette dei Carabinieri alla stazione Termini, a proteggere le persone che salivano e scendevano dai treni.
Ho visto camionette dei Carabinieri imbrattate, con le gomme bucate, i resti dell'assalto sparsi per terra, i ragazzi ancora dentro.
Ho visto autoambulanze che giravano indisturbate in un centro vuoto, bello e irreale.
E poi sono arrivata a Milano, alle dieci e venti di sera, e sono andata a chiedere al Bar Centrale una bottiglia di latte. Mi sono sentita rispondere che no, non me la potevano vendere, perché sono una società. E che comunque, considerato che con una bottiglia di latte riempiono 6 bicchieri che vendono a 1,50 € a bicchiere, avrebbe dovuto farmela pagare almeno 7 €. Secondo voi una che va in un bar a chiedere un litro di latte a quell'ora della sera è una tossica che si deve strafare di latte, o è una che il giorno dopo deve preparare una colazione per un bambino?
Ho visto la TV, e tanti che si affrettavano a dire che le violenze erano solo opera dei black bloc e che i manifestanti erano assolutamente pacifici, buoni e angelici. Ci credo, è vero, li ho visti: ho visto le faccie dei ricercatori precari che riempivano il treno la mattina, le facce dei ragazzini che manco sapevano dove andare, le facce degli aquilani senza casa e senza voce.
Ma non posso fare a meno di pensare che, in realtà, abbiamo un sacco di motivi per essere incazzati. Almeno, lasciateci un po' di rabbia.
Ho visto una mattina incredibilmente fredda e meravigliosamente limpida, una Piazza Venezia stranamente tranquilla. Ho visto Roma che è una pancia accogliente, una di quelle signore che tutto hanno visto, e che di nulla si stupiscono più, aspettano solo la prossima messa in scena. Ho visto una madre medusa, che divora e fagocita tutto, e rimane placida e serena e curiosa, cinica e un po' inquietante.
Ho sentito un ragazzetto con un ciuffo di capelli biondi chiedermi: "Scusi, do'ssta Piazza Argentina?" "Sta qui", gli rispondo io, pensando a quanto buffa è la vita, io che conosco tre vie e due piazze in tutta la città, e mi ci perdo sempre. "E do'ssta la manifestazione?" "Non so, non sarà ancora iniziata".
Ho sentito le sirene initerrottamente.
Ho visto la strada del centro sbarrata da due camionette dei Carabinieri, non poter passare, dover fare il giro più lungo. Ho visto l'arroganza del potere chiuso nei suoi palazzi, e quel senso di tristezza e di sopraffazione a cui non mi abituerò mai. Non ho visto camionette dei Carabinieri alla stazione Termini, a proteggere le persone che salivano e scendevano dai treni.
Ho visto camionette dei Carabinieri imbrattate, con le gomme bucate, i resti dell'assalto sparsi per terra, i ragazzi ancora dentro.
Ho visto autoambulanze che giravano indisturbate in un centro vuoto, bello e irreale.
E poi sono arrivata a Milano, alle dieci e venti di sera, e sono andata a chiedere al Bar Centrale una bottiglia di latte. Mi sono sentita rispondere che no, non me la potevano vendere, perché sono una società. E che comunque, considerato che con una bottiglia di latte riempiono 6 bicchieri che vendono a 1,50 € a bicchiere, avrebbe dovuto farmela pagare almeno 7 €. Secondo voi una che va in un bar a chiedere un litro di latte a quell'ora della sera è una tossica che si deve strafare di latte, o è una che il giorno dopo deve preparare una colazione per un bambino?
Ho visto la TV, e tanti che si affrettavano a dire che le violenze erano solo opera dei black bloc e che i manifestanti erano assolutamente pacifici, buoni e angelici. Ci credo, è vero, li ho visti: ho visto le faccie dei ricercatori precari che riempivano il treno la mattina, le facce dei ragazzini che manco sapevano dove andare, le facce degli aquilani senza casa e senza voce.
Ma non posso fare a meno di pensare che, in realtà, abbiamo un sacco di motivi per essere incazzati. Almeno, lasciateci un po' di rabbia.
4 commenti:
Questo post è scritto da una che non è mai andata in manifestazione, e forse mai ci andrà. Perché semplicemente ha sempre nutrito qualche dubbio sull'essere semplicemente "contro". Che odia la violenza, anche quella della cassiera del bar che vuole 7 € per la bottiglia del latte. Ma che vorrebbe solo che almeno l'incazzatura fosse possibile, solo un po' per cambiare (sarà che io mi impegno solo quando mi fanno davvero arrabbiare)
A me la bottiglia di latte un bar me l'ha regalata. Veramente ti ha chiesto 7 euro?!
Quanto ai casini scoppiati...forse sono veramente troppo vecchia e penso che le manifestazioni in Italia non servano più a niente. Servirebbero gli ictus.
:D Sì, l'ictus è uno dei tanti pensieri che mi sono passati per la testa ieri sera nei chilometri di camminata per arrivare in stazione! Poi mi si è presentata la faccia di una figlia bionda davanti agli occhi...
La bottiglia, alla fine, l'ho presa alla "modica cifra" di 2,50 € in un bar appena fuori stazione
da me (dieci minuti fuori da Milano) c'è il distributore di latte fresco 24h su 24...quante ne avrei dette alla commessa?!?!?! quanta piccinieria ...
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