Ho letto
il post di Jolanda, dopo la sua riunione a scuola.
Stavo per scrivere un commento così lungo, che alla fine ho iniziato a scrivere qui.
E' fine Maggio, e alla scuola di mio figlio organizzano a sorpresa una riunione per decidere delle sorti del modulo: i genitori chiedono di partecipare alla riunione, ma non viene loro permesso di entrare. Mio figlio frequenta un modulo "mite": esce alle 13 due soli giorni alla settimana, martedì e venerdì. Se poi consideriamo che il venerdì è pre-festivo (un cavallo di battaglia della mia pediatra) i pomeriggi da rimpallare sono, alla fine, uno. Peraltro devo essere sincera: lui è sempre stato molto contento di avere questo pomeriggio
off e per me era una soluzione sostenibile, ma al pelo: non meno scuola di così.
Ai detrattori del tempo pieno (pochi, per la verità) rispondo con una frase fatta: i tempi sono cambiati. Ai nostri vecchi tempi le madri non lavoravano, c'erano uno stuolo di nonni, zie e soprattutto di BAMBINI. Oggi, in Italia soprattutto, i bimbi sono pochi e, in genere, malvoluti e fastidiosi: urlano, corrono, giocano al pallone. In aree a loro riservate, parchi con recinzioni tipo zoo, perché nei cortili non si può più giocare. Consegnare un bimbo ai pomeriggi a casa vuol dire anche consegnarlo alla solitudine, alla Wii e alla noia. Con genitori troppo indaffarati e troppo soli.
A Dicembre genitori e preside si sono coalizzati chiedendo alle insegnanti di mantenere lo stesso orario per il modulo, e sembrava ce l'avessimo fatta. Poi sono arrivati i tagli di Maggio, ed è stata Caporetto. Cosa succederà, però, lo scopriremo a Settembre
Io guardo la preside, guardo gli insegnanti ed è avvilente.
E' avvilente perché non c'è nessuna possibilità di alleanza: i genitori senza parole e senza idee, e le insegnanti trinceate dietro chili di burocrazia e contratti collettivi e altre cose che a molti di noi sembrano l'IperUranio, si chiamano diritti sindacali.
Guardo questo Paese vecchio che sta sistematicamente distruggendo la possibilità di fare futuro di un'intera generazione, per salvare i diritti degli insider, di quelli che hanno una pensione, un posto fisso, una poltrona da difendere con i denti. Guardo noi, che non sappiamo come fare per riprenderci i nostri diritti, e che in fondo non pensiamo che queste cose ci spettino di diritto, ma che siano dei "favori". Guardo una città in cui le manifestazioni non sono più autorizzate, in cui i genitori vengono sistematicamente sbeffeggiati, in cui mi capita di sentir dire: "Beh, sai, MIO figlio.."
Guardo la scuola italiana e mi chiedo perché accanirsi sull'unico pezzo di scuola che funziona, e non sono io a dirlo, sono le statistiche internazionali: gli alunni italiani delle scuole elementari hanno punteggi altissimi. E' dalle medie in poi, che è lo sfacelo. Però continuano a sbucar fuori Università: a Sesto San Giovanni, a Camerino, a Canicattì, a Salacippa. Quanto costa un'Università? Tanto, troppo. Abbiamo un tasso di abbandono scolastico pauroso, insegnanti reclutati come si reclutavano gli spazzini, quando c'erano, e che passano il tempo a lamentarsi, professori ottuagenari il cui solo mantra è:
Après moi, le déluge.
Se genitori ed insegnanti riuscissero a mettersi intorno ad un tavolo e a cercare una soluzione, volete non trovarla? Volete che i genitori non sborsino soldi per permettere ai propri figli di seguire un corso di informatica durante l'orario scolastico, o un corso di teatro, o di musica, o una di quelle materie che ora non potranno più fare, durante l'orario scolastico e dentro la scuola, tutti insieme come classe? Non si può, ma non si può neanche proporre, una cosa del genere. Pura follia.
Dove sono le associazioni dei genitori? Quelle che organizzano le feste, ricchi premi e cotillions, combattono per la parità scolastica.... E poi?
E infine, ultima domanda: dov'è il nostro Ministro dell'Istruzione? Nella sua dorata alcova ministeriale, a godersi quale privilegio, giacché quello della maternità lei, poveretta, non può goderselo?