venerdì 18 gennaio 2013

Storia di Effe, la donna che la Fornero voleva salvare con la sua riforma


Oltre alla tua categoria 'incasellabile', a quella delle 'placide madri di famiglia' e a quella delle 'impareggiabili madri-manager', ce n’è almeno un’altra, anch’essa enormemente sfigata, quelle delle 'libere professioniste' – senza tredicesima, senza ferie, senza malattia – ma che lavorano come dipendenti – leggi: obbligo d'ufficio e d’orario, e che quindi non hanno nessuno degli aspetti positivi di entrambe le categorie, ma la somma di tutti gli aspetti negativi di entrambe, e che, ultima fantastica news, dopo aver faticato con orari folli, si sentono dire che il proprio già misero stipendio verrà ridotto del 20% per gennaio febbraio marzo e poi si vedrà, ma ovviamente l’orario NON verrà minimamente ridotto, anzi (e che non hanno ancora visto una parte di stipendio arretrato). Vabbè, era tanto per sfogarsi adesso e non ammorbarvi stasera... Effe.
Effe è una libera professionista a tutti gli effetti, una di quelle che hanno un albo professionale al quale essere iscritte (mica come la sottoscritta). Effe è una sintesi di tutto quello che la Fornero voleva salvare con la sua riforma: è una donna, è una madre alla quale non è riconosciuto nessun diritto di conciliazione, è una finta partita iva, ha pochissime tutele. E' lei, quella da salvare. Quella da far assumere a tempo indeterminato. Quella che si arrabbia perché il collega maschio fa il cavolo che gli pare, e i capi non gli dicono nulla, e se invece lei va a dire: "Devo stare a casa, ho il bambino malato", i capi le dicono: "Sai che c'è? Stai a casa per sempre".

E, ovviamente, Effe a casa non può rimanere - che non è che si mettono via i risparmi, a fare la parte di quella che deve essere salvata dalla Fornero.

Mentre Effe ed io, acquattate in cucina, parlavamo di questo suo sfogo, marito-di-Effe è arrivato, ha annusato l'aria e ha esclamato: "Ma Effe, tu ti devi mettere in testa una cosa. Tu non sei una libera professionista. Tu sei un fornitore".

Ho chiesto a marito-di-Effe di declinare la definizione di fornitore e lui, annusata l'aria, ci ha lasciato con questa definizione: "Il fornitore è colui che abitualmente fornisce o provvede alla consegna di merce a negozi, a un'azienda o a privati, quindi la differenza tra socio/dipendente e fornitore è che sei l'ultimo nella scala dei pagamenti e sei sacrificabile in quanto fuori dall'azienda." Quindi siamo rimaste tutte due a guardarci con un bel punto di domanda sopra la testa.

Perché la situazione è più o meno questa. C'è la la Fornero che con la sua riforma vuole salvare tutte le donne come Effe facendole assumere a tempo indeterminato. E c'è la realtà di un lavoro che va proprio nella direzione opposta, in cui ci sono sempre meno lavoratori e sempre più fornitori, pagabili o meno, rinnovabili o meno, bistrattabili o meno. Insomma, sempre più Effe da salvare.

E dato che la Fornero non è stata in grado di salvare Effe, io mi chiedo chi può salvarla - o, meglio, mi chiedo in quale modo lei, "da sola", possa salvarsi. E le risposte non ammesse sono: emigrare, trovare un amante milionario, vincere alla lotteria.

La foto è di Lissy

2 commenti:

Alexa ha detto...

Io sono nella stessa situazione della tua amica: ho P.IVA e sono iscritta in un albo, ma nella realtà ho tutti i doveri di una dipendente, ma molti meno diritti...
La riforma Fornero non ci tutela (sono pochi i casi in cui effettivamente si applica, e gli iscritti ad albi professionali non rientrano tra questi)...
Non credo basti una legge per cambiare le cose (ricordiamoci che siamo in Italia: fatta la legge....), a mio parere deve cambiare la visione del lavoro e della donna al lavoro... e siamo ancora lontani, tanto lontani...

lorenza ha detto...

Cara Alexa, perdona se rispondo solo ora. Ma sì, hai ragione, anche a parer mio bisogna cambiare proprio la visione del lavoro, e non continuare a considerare le Partite Iva come cadute dallo spazio. Ieri, lamentandomi con fratello, per esempio, sulle tasse, mi sono fatta questa domanda: perché uno che ha la partita iva deve pagare comunque il 50% di tasse, qualsiasi sia il suo fatturato, e un lavoratore paga l'aliquota delle tasse in base allo scaglione di appartenenza? Non c'è un modo più equo per gestire le partite iva? Mah...