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A leggere i giornali, sembra che con la liberalizzazione di taxi e farmacie l'Italia diventerà improvvisamente un Paese liberale.
Venerdì mattina, ore 6.05
"Ehm... C'è un taxi?"
"Signora non lo so, proviamo a chiamare"
Al terzo tentativo ne trovo miracolosamente uno.
"Guardi che la lascio dietro, in fondo, non devo farmi vedere"
Va bene qualsiasi cosa, e così iniziamo a chiacchierare. Il tassista krumiro (che a me poi vengono sempre in mente i biscotti) mi racconta che lui è in servizio perché, in fondo, che gli frega: il titolare della licenza vuole mollare e lui è la seconda guida, sta già cercando un altro lavoro. Che a Roma si sono incazzati perché i rappresentanti del sindacato hanno chiesto di tornare a lavorare, senza spiegare a quale accordo fossero giunti.
Sulle licenze condividiamo il punto di vista che è come se io avessi acquistato una casa a 100 mila euro, e poi il governo decide che la mia casa vale la metà. E così attacca la tiritera sulla povertà dei tassisti: le licenze costano l'iradiddio, e non ci sono più i margini di guadagno di una volta. Che, se dieci anni fa una licenza te la ripagavi in cinque anni di lavoro, oggi ce ne vogliono almeno dieci. Che, se lui fosse uno che ha appena acquistato la licenza, altro che scendere in piazza.
"Perché poi la sa la verità? Dietro a tutta questa manovra c'è Confindustria, che vuole mettere le mani sui taxi"
Mi spieghi meglio, per favore.
E così scopro che la contropartita offerta ai tassisti con licenza è una seconda licenza gratuita. Faccio velocemente un conto e realizzo che un tassista che detiene la licenza, in questo modo, avendo 3 dipendenti (una seconda guida sul suo taxi e due sulla licenza a gratis) potrebbe improvvisamente trasformarsi, di fatto, in un imprenditore. Con due macchine e turni coperti sulle 24 ore.
Inizio a smoccicare qualcosa su persone fisiche, società, dipendenti, ma siamo arrivati. I quesiti da commercialista alla prossima volta.
"Ma la ricevuta me la può fare lo stesso?"
Vedo il presidio dei taxi, tutti al buio, e mi chiedo se è possibile obbligare le persone a diventare imprenditori.
E ce ne sarebbe un gran bisogno, questo sì, ma continuo a chiedermi come si fa.
6 commenti:
OK, non ne so moltissimo quindi parlo a cazzo.
(A) Siamo daccordo che e' un problema che chi ha pagato tanto per una licenza non puo' vedersela svalutata.
(B) Siamo anche daccordo che sarebbe bello NON ci fosse il problema di pagarsi tanto la licenza.
Sarebbe bello arrivare al traguardo (B), per tutti, futuri tassisti compresi.
Che si fa nel frattempo? La situazione (A) e' un problema, ma non deve essere un ostacolo a (B), se tutti crediamo che (B) sia un traguardo da raggiungere. Una compensazione monetaria? Boh.
Di fatto la compensazione monetaria consisterebbe nell'avere una seconda licenza gratuita.
Ma pare che anche questa soluzione non trovi consensi: semplicemente, i tassisti non vogliono avere più taxi in giro. Dicono che già non c'è lavoro per loro, dicono.
Il problema, mi sono accorta, riguarda i tassisti ma riguarda tutti gli italiani: come si fa a rimettere in moto un paese fermo sui propri privilegi, che piuttosto affonda insieme ai propri privilegi, ma non è capace di cambiare prospettiva?
Ma anche: puoi obbligare le persone a diventare imprenditori?
E non parlo solo di tassisti...
attenzione, però, io ne so un altro pezzo. la famosa licenza da duecentomilaeuro in realtà viene "scontata" dai tassisti, che possono metterla in detrazione. se non che per mettere in detrazione qualcosa bisogna che tu dichiari di guadagnare qualcos'altro. quindi, a voler pensar male, salta fuori che la licenza si sconterebbe in un anno o due se tutti i redditi venissero dichiarati, e quindi il problema è che, non dichiarando quasi niente (hai presente il tassista in tv che dice di guadagnare 15.000 euro l'anno?), ti porti dietro il duecentomila.
insomma, io non so se sia un bene o un male, e sono convinta che tutti abbiano le loro ragioni, ma non posso neanche pensare che in un paese in difficoltà ognuno si curi il suo orticello, paralizzandolo dentro e fuor di metafora.
il problema che non c'e' lavoro per loro e' una roba trita e ritrita: non c'e' lavoro (per loro come per tutti gli altri) perche' sono troppi, oppure perche' non funzionano come dovrebbero? Dalle mie parti la sera circolano piu' taxi che macchine, spuntano compagnia di taxi ogni tre per due. Costano poco, la gente li prende. Sono tanti, quindi sai che ne trovi uno basta che scendi in strada, ERGO non prendi proprio la macchina (il fatto che siano tanti e' in effetti il motivo per cui la gente considera l'opzione taxi, se lo devi aspettare per tre ore la prima, la seconda, la terza volta, alla quarta non lo chiami proprio). E non voglio proprio entrare nella questione don't drink and drive (uno dei motivi per cui se i taxi smetterebbero di esistere di botto gli inglesi si suiciderebbero in massa).
Tocchi un nervo scoperto e molto attuale. Io stessa, a un'amica che mi diceva: "Poveretti, sai quanto costa la benzina adesso?" ho ribattuto la stessa cosa.
Rimane che tu stai facendo un discorso da imprenditrice, mentre loro fanno un discorso di pura sussistenza dell'esistenza.
Sì, è assurdo che in un Paese in difficoltà ognuno si curi il suo orticello. D'altronde, Dante ne ha messo più d'uno all'Inferno, con questa colpa... In cinquecento anni di storia siamo ancora qui!
@Supermambanana: non c'è lavoro perché non funzionano come dovrebbero e sono cari, siamo d'accordo. Io stessa, abitando in città e non avendo la macchina, prenderei i taxi più spesso, se costassero meno.
Viviamo anche in città dove se chiudi il centro metà dei cittadini si straccia le vesti e tenta il contro-refendum, perché non possono più usare l'auto privata (che il centro di Milano non è propriamente Manhattan). E' che è in queste cose che ci si rende conto di quanto sia difficile cambiare la testa degli italiani...
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