Ho sempre adorato i film per bambini. Anche quando avevo ventiequalcos'anni e trascinavo il povero Ing. a vedere film iraniani, cinesi e con i sottotitoli in cirillico in cinema piccoli e scassati nel centro di Milano (cose che, adesso, non vedrei neanche sotto tortura, anche perché mi addormenterei alla seconda scena), anche allora, dicevo, in realtà attingevo le mie perle di saggezza da Mago Merlino, o da Balù, o dall'impareggiabile Lady Cocca. Fin da subito, ho capito che è nei film di Natale, è lì che si raggiungono le vette della vera sapienza.
"Mamma, è BELLISSIMONONHAIIDEALODEVIASSOLUTAMENTEVEDERE".
Mia figlia che mi trascina per la manica davanti alla TV, in uno dei (tanti) pomeriggi in cui siamo solo io e lei , essendo il fratello impegnato in un'imprescindibile session di Lego con l'amico suo. Non sono né Mago Merlino né tantomeno Lady Cocca a suscitare questa forsennata passione, ma è Barbie. Anzi, è il mix di Barbie e Natale, due cose che mandano letteralmente in estasi Piccoletta.
Ed eccoci qui, a vedere Barbie e il Natale Perfetto. E, cari miei, è un manuale di saggezza zen.
Prima regola zen di Barbie.
La vita non va come vorresti, ma come deve andare.
In genere, noi occidentali facciamo programmi, nella vita: ci immaginiamo, e pianifichiamo, le cose in modo che vadano in una certa direzione - che siano perfette. Ma non sempre le cose vanno come vorremmo o come noi pensiamo che dovrebbero andare. E tuttavia, è proprio nelle cose che non vanno come dovrebbero/come noi vorremmo, se ci stiamo dentro, che troviamo la chiave. E starci dentro vuol dire esplorare quei posti nei quali non volevamo stare. Lì c'è la soluzione. Trattasi dei concetti di fede/fiducia, provvidenza per i cristiani e karma per i buddhisti. A livello simbolico, concetti estremamente simili (ok, sparatemi).
Seconda regola zen di Barbie.
Imparare a chiedere è più importante che imparare a fare.
Fare e farcela da sole (e uso il femminile apposta) è una cosa di cui noi donne ci facciamo vanto. E' la cosa sulla quale molto spesso ci incartiamo, anche. Non aggiungo altro perché se ne parla da mesi, sennò finisce che mi annoio da sola, cercate con l'hashtag #donnexdonne. E tuttavia, la collaborazione si impara anche attraverso il conflitto.
Mentre mi beavo di cotanta saggezza, non potevo però fare a meno di notare alcuni particolari ben poco zen.
La mamma lo sa.
L'abbigliamento delle quattro sorelle è assolutamente diseducativo: niente cappello/guanti/sciarpa a dieci sottozero. Se mia figlia va in giro in montagna agghindata in quel modo il giorno dopo ha la polmonite.
Un'adulta ci pensa.
Non ho mai dato molto peso alla polemica sulla bambola Barbie come iper-stereotipo e strumento che incide sulla costruzione dell'immaginario del fisico delle ragazze (e sulle conseguenze in campo psicologico-alimentare). Perché Barbie è una bambola, e dunque un essere immoto e privo di vita che, come tale, rimane nell'immaginazione. Vedere però Barbie trasportata sullo schermo con due metri di gambe magrissime, pantaloni attillati, vitini da vespa (come si diceva una volta), ancheggiamenti, mi ha fatto un certo effetto. Non posso negare che uno strano senso di inquietudine si è impossessato di me: perché queste che vediamo nel film non sono bambole, sono esseri moventi e parlanti, nella testa di una bambina. E questa cosa mi ha dato un po' da pensare, devo essere sincera, anche perché mi sono accorta che molti altri film di Barbie sono in costume, e quindi questo aspetto non emerge in alcun modo.
"Chi è il tuo personaggio preferito del film, mamma?"
"Mah... Non saprei... Il tuo?"
"Il mio Skipper!"
Ah ah. Voi vi ricordate di Skipper come della bionda bimba con i codini. No care mie, è cresciuta, è castana con le ciocche viola, compone musica e canta, è una nerd pazzesca e ha un videoblog.
Sorrdo.
"Sì, anche la mia. E poi anche la mamma ha un blog"
"DAVVVVEEEEEERO?!?"
"Mamma, è BELLISSIMONONHAIIDEALODEVIASSOLUTAMENTEVEDERE".
Mia figlia che mi trascina per la manica davanti alla TV, in uno dei (tanti) pomeriggi in cui siamo solo io e lei , essendo il fratello impegnato in un'imprescindibile session di Lego con l'amico suo. Non sono né Mago Merlino né tantomeno Lady Cocca a suscitare questa forsennata passione, ma è Barbie. Anzi, è il mix di Barbie e Natale, due cose che mandano letteralmente in estasi Piccoletta.
Ed eccoci qui, a vedere Barbie e il Natale Perfetto. E, cari miei, è un manuale di saggezza zen.
Prima regola zen di Barbie.
La vita non va come vorresti, ma come deve andare.
In genere, noi occidentali facciamo programmi, nella vita: ci immaginiamo, e pianifichiamo, le cose in modo che vadano in una certa direzione - che siano perfette. Ma non sempre le cose vanno come vorremmo o come noi pensiamo che dovrebbero andare. E tuttavia, è proprio nelle cose che non vanno come dovrebbero/come noi vorremmo, se ci stiamo dentro, che troviamo la chiave. E starci dentro vuol dire esplorare quei posti nei quali non volevamo stare. Lì c'è la soluzione. Trattasi dei concetti di fede/fiducia, provvidenza per i cristiani e karma per i buddhisti. A livello simbolico, concetti estremamente simili (ok, sparatemi).
Seconda regola zen di Barbie.
Imparare a chiedere è più importante che imparare a fare.
Fare e farcela da sole (e uso il femminile apposta) è una cosa di cui noi donne ci facciamo vanto. E' la cosa sulla quale molto spesso ci incartiamo, anche. Non aggiungo altro perché se ne parla da mesi, sennò finisce che mi annoio da sola, cercate con l'hashtag #donnexdonne. E tuttavia, la collaborazione si impara anche attraverso il conflitto.
Mentre mi beavo di cotanta saggezza, non potevo però fare a meno di notare alcuni particolari ben poco zen.
La mamma lo sa.
L'abbigliamento delle quattro sorelle è assolutamente diseducativo: niente cappello/guanti/sciarpa a dieci sottozero. Se mia figlia va in giro in montagna agghindata in quel modo il giorno dopo ha la polmonite.
Un'adulta ci pensa.
Non ho mai dato molto peso alla polemica sulla bambola Barbie come iper-stereotipo e strumento che incide sulla costruzione dell'immaginario del fisico delle ragazze (e sulle conseguenze in campo psicologico-alimentare). Perché Barbie è una bambola, e dunque un essere immoto e privo di vita che, come tale, rimane nell'immaginazione. Vedere però Barbie trasportata sullo schermo con due metri di gambe magrissime, pantaloni attillati, vitini da vespa (come si diceva una volta), ancheggiamenti, mi ha fatto un certo effetto. Non posso negare che uno strano senso di inquietudine si è impossessato di me: perché queste che vediamo nel film non sono bambole, sono esseri moventi e parlanti, nella testa di una bambina. E questa cosa mi ha dato un po' da pensare, devo essere sincera, anche perché mi sono accorta che molti altri film di Barbie sono in costume, e quindi questo aspetto non emerge in alcun modo.
"Chi è il tuo personaggio preferito del film, mamma?"
"Mah... Non saprei... Il tuo?"
"Il mio Skipper!"
Ah ah. Voi vi ricordate di Skipper come della bionda bimba con i codini. No care mie, è cresciuta, è castana con le ciocche viola, compone musica e canta, è una nerd pazzesca e ha un videoblog.
Sorrdo.
"Sì, anche la mia. E poi anche la mamma ha un blog"
"DAVVVVEEEEEERO?!?"
8 commenti:
Qui i film di Barbie non circolano, probabilmente perché in biblioteca non li hanno. Siamo più a Dragon Trainer e Cars, insomma.
Però io a 'sta cosa della Barbie e delle Winx ipermagre ci penso da quando ho letto la Lipperini anni fa, e non so. Credo che quello che noi consideriamo come un aspetto "realistico" (le gambe lunghissime, la vitina, ecc.) per i bambini sia solo una cifra stilistica del disegno, non un modello da imitare. Del resto, si appassionano a Cars e non ci sogneremmo mai di credere che mia figlia voglia diventare una Porsche blu come Holly, no?
Io spiego ad Alessandra che anche tutte le belle donne che vedi sulle pubblicità e in TV sono ritoccate al computer..nella realtà sono come noi (ecco..circa ma su questo sorvoliamo;)).
Per quanto riguarda Barbie l'altro giorno sono stata in centro e ho visto uno stage fotografico per strada dove i modelli erano Barbie e Ken...lei in groppa a lui e con le gambe piantate contro il muro...ma dico la settimana prima di Natale con tutti i bimbi in giro?!?!?! per fortuna ero sola
I tuoi post sono sempre tanto esilaranti, quanto saggi. E a proposito della prima regola zen di barbie, la stessa regola la trovi in un libro banale ma rassicurante da leggere sotto l'ombrellone o in vacanza, dal titolo ... ora non lo ricordo ma ti invio il titolo a breve.
Invece, se vuoi leggere un libro ben fatto, con tanta pratica e poca teoria, sull'autostima famigliare... leggi QAF. Per saperne di più vieni a visitarmi qui:http://mimangiolallergia.wordpress.com/2011/12/16/libri-qaf-quoziente-autostima-famigliare/
Buon fine settimana!!!!
@Lanterna: ottimo punto, cara. Mi intriga a proseguire con un'altra riflessione, mi chiedo cioè quali siano allora i processi di costruzione dei modelli di riferimento. Perché questa riflessione, di fatto, e la "battaglia contro la Barbie" che personalmente non ho mai condiviso si basano sugli assunti della cultura del genere e della costruzione della propria identità attraverso l'assimilazione di stereotipi.
E tuttavia, le macchine forniscono dei "modelli comportamentali", qui ci sono, oltre a modelli comportamentali, anche dettami fisici ben definiti.
:) non so, come vedi non ne sono venuta a capo!
Riflessione aperta!!
@Maddalena: non ho capito bene la questione dello stage fotografico (ma Barbie e Ken di che dimensione erano, scusa?), comunque spiegare che sono tutte ritoccate è fantastico!!! Mi sa che devo aspettare ancora qualche anno, però...
@Silvietta: grazie, maestra ;)
@Monica: ok, ok, lo leggo!!! (sai che è la terza volta che mi dici di leggerlo?!? :))) vengo a leggere la recensione
Innanzitutto comincio con il dirti che anche io mi sono sentita come Skipper e mi sono chiesta se i figli mi vedono così!
Ecco, poi la colonna sonora di questo film: è bella. I miei figli, anche il maschio, continuano a cantarla con balletto annesso.
Però, vista l'eccellente disanima che ne hai fatto, vorrei chiederti un consiglio: ma a te non chiedono mai dove sono i genitori di 'ste 4 fanciulle? E tu cosa rispondi/risponderesti?!
No, a me non l'hanno chiesto... Mhhh, probabilmente risponderei che, visto che ormai le quattro sorelle sono grandi, i genitori hanno deciso di farsi un viaggio loro due da soli!!!
Può funzionare?!?
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