Ho dovuto rispondere infinite volte alla domanda più imbarazzante che mi si possa fare: "Che lavoro fai?".
Perché non ho risposte pre-confezionate tipo: "Ufficio Stampa del CSV di vattelapesca", "Coordinamento della Comunicazione Interna dei Circoli ARCI Toscana", "Misericordia di San Casciano" (ah LA Misericordia... Non ho capito cosa sia ma ho scoperto che in Toscana è una potenza), Fondazione TuttiBelli.
"Seguo alcuni progetti, mi occupo saltuariamente di conciliazione famiglia-lavoro, sto sul Web per passione e per lavoro". Luuuuuuuunga, a metà avevo già perso il mio interlocutore.
"Lavoro come freelance su alcuni progetti e mi occupo di comunicazione web". Complicato, risultato: sguardo da pesce lesso.
"Faccio la ricercatrice, o almeno dovrei, e la blogger". Ah, ok. Ma che c'entrano?
"Sto seguendo un progetto per il Forum delle Famiglie". Semina il panico e il sospetto. Un modo per tenere lontani gli scocciatori.
"Seguo progetti, faccio la blogger". Uhm.
"Faccio la precaria". Depressivo al massimo.
Tra presentazioni formali e informali, ne ho sfoderato una decina. Ogni volta diversa. Pensavo agli amici con i quali ho diviso il tavolo un paio di volte, che ogni volta ne sentivano una diversa. La dissociata della Summer School.
E mai nessuno che mi chiedesse solo come mi chiamo.
3 commenti:
Faccio cose vedo gente...
Dovrei andare in vacanza...
Forse in vacanza ricostruisco la mia identità, non certo al lavoro ;)
Concordo... è il momento di una vacanza... chissà che stress inventarsi ogni volta una risposta diversa!!
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