Ogni tanto è come la maionese. Il tran-tran quotidiano (se mai ce n'è uno) impazzisce. E così ti ritrovi la domenica nella quieta provincia torinese (dove hanno appena appiccato il fuoco ad un extracomunitario, pare) a tenere un incontro per venti coppie su famiglia e lavoro, e a sentirti dire che "tanto è così", il lunedì mattina alle 8:25 trascini il piccolo ingegnere verso l'entrata della scuola e alle 9.40 sei dall'altra parte della città, davanti ad una telecamera, a dire cattiverie su una tua amicha, ma è per un programma TV - e speriamo che almeno l'amica ci guadagni qualcosa, alle 10.40 sei in centro a fare un'intervista con un fotografo capellone giustamente incazzato, quando ti presenti, perché sei mezz'ora in ritardo.
E alle 14, digiuna perché hai saltato pure la colazione, sei davanti al computer, in stato confusionale: finisci il pezzo che doveva essere pronto per venerdì? (troppo impegnativo) Fai quelle due telefonate? (inopportuno, a quest'ora) Scrivi il post per il blog dei bebé? (poco remunerativo) Mangi prima e mi fumo la sigaretta poi? (poco salutista) Cazzeggi? (improbabile) Rifai i letti? (plausibile) Impacchetti il regalo per l'amico del piccolo ingegnere, che alle quattro e mezza carichi in macchina due scalmanati e una piccola principessa, pronti per un'altra festa di compleanno? (questi bimbi hanno una vita sociale pazzesca) Cerchi la carta per impacchettare? (forse è meglio).
Rispondo al telefono, tanto per cominciare, che sarà la Grande Nonna che chiede notizie di quella cazzona desaparecida (termine che va molto di moda, ultimamente) di sua figlia. (in tutto questo, sì, mi sento davvero una gran cazzona)