Da cinque anni a questa parte arriva un momento in cui arrivo ad odiare l'estate. E Milano. L'estate a Milano, con due bimbi piccoli.
Anche quest'anno:
30 gradi,
bimbi a casa,
io a casa che devo lavorare,
Kashmere (la ragazza che cura i bimbi e la casa, ndr) a casa (sua) pure lei,
Grande Nonna con il mal di schiena,
Rifugiati Liguri (i nonni paterni che prima svernano e poi passano l'estate in Liguria, ndr) in Liguria (appunto).
Anche quest'anno è arrivato il momento del grande odio.
Insieme al desiderio che anche quest'anno l'estate finisca presto e si porti via caldo, zanzare, bimbi a casa, strade deserte, mamme angosciate che non sanno che cavolo fare, bimbi chiusi in casa perché fa troppo caldo e non c'è davvero un posto dove stare. Che l'autunno ci riporti scuole, piscina, cene alle sette e mezza, nanna alle nove. Ci porterà anche scioperi, menate scolastiche, febbre, inquinamento alle stelle, una nuova logistica per gli spostamenti da inventare. Ma almeno avremo delle certezze. E non la necessità di dover spedire i bimbi al mare, anche quando non ne hanno voglia.
Me: Andate al mare con i nonni, tre giorni soli poi arriva anche mamma?
Piccolo ingegnere: No.
Alla quinta volta.
Me: Andate al mare con i nonni?
Piccolo ingegnere: No.
Me: Perché?
Piccolo ing: Perché siamo senza mamma e papà.
Me: Ma c'è qualche altra ragione?
(domanda trabocchetto, dato che io e l'ingegnere supponiamo chiare preferenze dei Rifugiati Liguri per la petite, prima femmina dopo due figli e due nipoti maschi, cosa che crea alla sottoscritta non pochi problemi a lasciare il piccolo ingegnere, un intelligentissimo sensibilone, dai nonni)
Piccolo ing: No.
...
Piccolo ing: Non ne ho voglia, ma vado al mare.
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