Guido Martinetti e Federico Grom sono gli enfants prodige dell'imprenditoria italiana: sono ovunque, trasmissioni TV, radio, giornali (e dato che sono avanti non hanno neanche fatto la fatica di aprire un blog, che ormai fa anche un po' basso profilo, prima di scrivere un libro).
Sono enfants perché in un paese dove l'età media è 44 anni, loro ancora under 40 hanno un'azienda di 500 dipendenti; sono prodige perché dopo gli stilisti che fanno anni Ottanta (tutti o quasi fatti fuori dai grandi fondi di investimento e dalle multinazionali del lusso, tra le quali manco una italiana) e i designer che fanno anni Novanta (e che regalano a Milano ultimi barlumi di civiltà), la nuova gloria dell'esportazione nazionale in questo triste nuovo Millennio è l'italico cibo. E loro, appunto, hanno portato in tutto il mondo una delle nostre gloriose cibarie nazionali, il gelato, quello buono.
In più sono belli (oddio, il Federico ha un penchant un po' nerd, il Guido da fighetto torinese, ma volete mettere rispetto a quello che si vede in giro? Niente che una donna sapiente non possa aggiustare in un paio di mesi), trasudano intelligenza (uno è il genio dei numeri e l'altro del marketing), sono simpatici, lavorano come dei matti ma (evidentemente) se la godono, con quell'understatement sabaudo-milanese che va tanto, di questi tempi.
Una famiglia.
Glom.
E' chiaro che i due non sanno di cosa parlano.
E' che chiaro che fa anche molto marketing. C'è chi insegna.
Ma, suvvia, dato che sono così carucci gli do il beneficio di inventario: facciamo finta che fossero sinceri al 100%. Devo dire, mi hanno fatto una gran tenerezza.
E dato che hanno la mia età (vabbe' le signore non dicono mai la loro età e io su un anno o due posso anche mentire, no?), non posso fare a meno di fare confronti e pensare che mentre io sfornavo due figli, mi arrabattavo tra un progetto e una partita iva dei poveretti, macinavo chilometri e anni in vai a prendere a scuola-porta a scherma/nuoto/danza/karate/giardinetti/catechismo/festadicompleanno/spettacolodinatale-organizzalevacanze-alzatidinotte-dailatachipirina-celafaraiapagareletasse?-litigaconmarito-failapceconmarito-sopportapazientemente-vedraicheprimaopoiescidaltunnel-chissàcosafaròdagrande-mannaggiaamemachi*****melohafattofare, loro si sono fatti il mazzo, e gli è andata bene.
Non per dire che uno non è mai contento di quel che ha.
Ma così, per dire che è la vita - che siamo un po' noi, quelli della generazione a cui manca sempre un pezzo. Ogni tanto, anche due.
Sono enfants perché in un paese dove l'età media è 44 anni, loro ancora under 40 hanno un'azienda di 500 dipendenti; sono prodige perché dopo gli stilisti che fanno anni Ottanta (tutti o quasi fatti fuori dai grandi fondi di investimento e dalle multinazionali del lusso, tra le quali manco una italiana) e i designer che fanno anni Novanta (e che regalano a Milano ultimi barlumi di civiltà), la nuova gloria dell'esportazione nazionale in questo triste nuovo Millennio è l'italico cibo. E loro, appunto, hanno portato in tutto il mondo una delle nostre gloriose cibarie nazionali, il gelato, quello buono.
In più sono belli (oddio, il Federico ha un penchant un po' nerd, il Guido da fighetto torinese, ma volete mettere rispetto a quello che si vede in giro? Niente che una donna sapiente non possa aggiustare in un paio di mesi), trasudano intelligenza (uno è il genio dei numeri e l'altro del marketing), sono simpatici, lavorano come dei matti ma (evidentemente) se la godono, con quell'understatement sabaudo-milanese che va tanto, di questi tempi.
E dunque, mentre li guardavo ieri sera intervistati a DeejayChiamaItalia, cosa salta fuori?
Cosa desidera il quarantenne di successo?Una famiglia.
Glom.
E' chiaro che i due non sanno di cosa parlano.
E' che chiaro che fa anche molto marketing. C'è chi insegna.
Ma, suvvia, dato che sono così carucci gli do il beneficio di inventario: facciamo finta che fossero sinceri al 100%. Devo dire, mi hanno fatto una gran tenerezza.
E dato che hanno la mia età (vabbe' le signore non dicono mai la loro età e io su un anno o due posso anche mentire, no?), non posso fare a meno di fare confronti e pensare che mentre io sfornavo due figli, mi arrabattavo tra un progetto e una partita iva dei poveretti, macinavo chilometri e anni in vai a prendere a scuola-porta a scherma/nuoto/danza/karate/giardinetti/catechismo/festadicompleanno/spettacolodinatale-organizzalevacanze-alzatidinotte-dailatachipirina-celafaraiapagareletasse?-litigaconmarito-failapceconmarito-sopportapazientemente-vedraicheprimaopoiescidaltunnel-chissàcosafaròdagrande-mannaggiaamemachi*****melohafattofare, loro si sono fatti il mazzo, e gli è andata bene.
Non per dire che uno non è mai contento di quel che ha.
Ma così, per dire che è la vita - che siamo un po' noi, quelli della generazione a cui manca sempre un pezzo. Ogni tanto, anche due.
4 commenti:
Visti in podcast! Li invidio in senso positivo; soprattutto il 'finance' che non so quale sia dei due, perchè ha mollato un lavoro sicuro e ha costruito un lavoro 'libero'...
Da ex finance arranco nei miei progetti della linea di vestiti per bambini...
poi penso alla mia famiglia e penso che chi ce l'ha fatta sono io perchè per amarsi, costruire una famiglia, fare dei bimbi e crescerli ci vuole un tale impegno che quei due neanche si rendono conto. E l'amore ti accompagna per sempre.
Detto questo se mi venisse l'illuminazione definitiva sarebbe meglio ;)
Cara Lorenza,
sai cosa ti dico?
Che ad avere una buona idea in cui credere ce la si può fare - come debuttante - anche a 40 anni.
Cosa abbiamo da perdere, il posto fisso?
:-)
Sapevo che questo post conteneva largo margine di fraintendimenti.
:)
Non voleva essere un post da "rosicona" né tanto meno un post consolatorio o (peggio ancora) un post scaricabarile ("non ho un lavoro per colpa dei figli", o amenità del genere). E' proprio un post da sliding-doors, piuttosto. Abbiamo proprio la stessa età: siamo noi, sono quelli che avrei potuto incontrare un'estate al mare, potrebbero essere i miei fratelli (per dire). Per questo mi hanno fatto tanta tenerezza, mi colpisce che siamo sempre lì, quelli che in fondo hanno sempre in sottofondo "Non è tempo per noi" perché sono stati cresciuti con la retorica del "Want it all". Non credo che per i nostri genitori fosse così, era proprio diverso per loro il punto di partenza e il punto di arrivo.
@Maddalena: progetto di vestiti per bambini?!? Sto facendo ampie e approfondite riflessioni sul tema!!! Vengo a trovarti...
@M di Ms: io mi sento molto deb. Ho imparato un sacco di cose in questi anni, altroché. Non ne butterei via un solo istante :)
Sì, anche io. Sentirmi deb mi riempie di curiosità e gioventù!
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