Tempo fa Lanterna dedicò un post al suo "peggior difetto". Un bel po' di tempo fa. Non ricordo cosa commentai allora, ma quel post mi ha fatto molto riflettere su quale sia il mio peggior difetto.
Alla fine di questa lunga elucubrazione, sono giunta alla conclusione che uno dei miei peggiori difetti è il silenzio. (Che, scritto da una che ha un blog che "so tutto di te perché leggo il tuo blog", fa ridere).
Molti, anche molti proverbi popolari, affermano che il silenzio sia una virtù: potremmo stilare una lunga lista di detti sul fatto che "il silenzio è d'oro". E' vero, il silenzio ci protegge e ci semplifica la vita. Ci sono periodi (anche storici) in cui è probabilmente così, ma ci sono momenti (anche storici) nei quali il silenzio è in realtà una colpa senza perdono.
E quindi, come tutti i difetti e i peccati, anche il mio silenzio assume varie gradazioni a seconda della gravità della situazione. C'è un silenzio veniale, e c'è un silenzio capitale. E' il silenzio di chi accumula silenzi veniali e silenzi meno veniali. Potrebbe essere il silenzio prima della tempesta: prima o poi arriva la classica goccia che fa traboccare il vaso, e allora si salvi chi può.
Ma la tempesta potrebbe non arrivare: perché prima della tempesta, c'è l'ultima spiaggia del silenzio come peccato capitale, c'è il silenzio del distacco, dello scivolare via. Non sono attaccata ai posti, non sono attaccata ai lavori, forse l'unica cosa alla quale sono attacata è un'idea di me (perché sì, per scrivere un blog bisogna essere un bel po' narcisisti): e quindi, il mio silenzio è un lento scivolar fuori da luoghi, persone e situazioni che, nel silenzio, mi hanno stremato, rotto le palle, deluso, fatto incazzare, o semplicemente non mi hanno voluto. Può essere anche un silenzio fatto di sorrisi, frasi di circostanza, relazioni civili tra persone, per carità. Mi rendo conto che questo silenzio "salva" le relazioni formali, e in certi contesti le relazioni formali sono sostanziali. Ma mi chiedo anche quanto siano sostenibili, e per quanto tempo, e a discapito di quale sanità mentale.
Raramente le persone mi vedono veramente incazzata (io sono una che mentre stava partorendo la ginecologa la guardava e le diceva: "Ma no signora, niente epidurale, non sta soffrendo, non vede che bella faccia che ha?" e dopo un'ora mia figlia era nata in sala travaglio davanti a una platea di ostetriche).
E quando sono davvero molto, molto, molto incazzata mi chiudo in un mutismo tombale. La mia pancia tenta di elabora modi civili e non banali di esprimere la rabbia e la mia mente si rende conto che forse qualche piatto o qualche libro volante a volte sarebbero la soluzione migliore. E forse sarebbe più corretto che la pancia ragionasse come pancia e facesse volare i piatti, e la mente ragionasse come mente e capisse come elaborare razionalmente le incazzature, ma insomma.
E così, alla fine, mi rivolgo a lei: Carol-l'estetista, che sulla battaglia contro il brufolo dell'incazzatura silenziosa sta costruendo la sua fortuna.
Alla fine di questa lunga elucubrazione, sono giunta alla conclusione che uno dei miei peggiori difetti è il silenzio. (Che, scritto da una che ha un blog che "so tutto di te perché leggo il tuo blog", fa ridere).
Molti, anche molti proverbi popolari, affermano che il silenzio sia una virtù: potremmo stilare una lunga lista di detti sul fatto che "il silenzio è d'oro". E' vero, il silenzio ci protegge e ci semplifica la vita. Ci sono periodi (anche storici) in cui è probabilmente così, ma ci sono momenti (anche storici) nei quali il silenzio è in realtà una colpa senza perdono.
E quindi, come tutti i difetti e i peccati, anche il mio silenzio assume varie gradazioni a seconda della gravità della situazione. C'è un silenzio veniale, e c'è un silenzio capitale. E' il silenzio di chi accumula silenzi veniali e silenzi meno veniali. Potrebbe essere il silenzio prima della tempesta: prima o poi arriva la classica goccia che fa traboccare il vaso, e allora si salvi chi può.
Ma la tempesta potrebbe non arrivare: perché prima della tempesta, c'è l'ultima spiaggia del silenzio come peccato capitale, c'è il silenzio del distacco, dello scivolare via. Non sono attaccata ai posti, non sono attaccata ai lavori, forse l'unica cosa alla quale sono attacata è un'idea di me (perché sì, per scrivere un blog bisogna essere un bel po' narcisisti): e quindi, il mio silenzio è un lento scivolar fuori da luoghi, persone e situazioni che, nel silenzio, mi hanno stremato, rotto le palle, deluso, fatto incazzare, o semplicemente non mi hanno voluto. Può essere anche un silenzio fatto di sorrisi, frasi di circostanza, relazioni civili tra persone, per carità. Mi rendo conto che questo silenzio "salva" le relazioni formali, e in certi contesti le relazioni formali sono sostanziali. Ma mi chiedo anche quanto siano sostenibili, e per quanto tempo, e a discapito di quale sanità mentale.
Raramente le persone mi vedono veramente incazzata (io sono una che mentre stava partorendo la ginecologa la guardava e le diceva: "Ma no signora, niente epidurale, non sta soffrendo, non vede che bella faccia che ha?" e dopo un'ora mia figlia era nata in sala travaglio davanti a una platea di ostetriche).
E quando sono davvero molto, molto, molto incazzata mi chiudo in un mutismo tombale. La mia pancia tenta di elabora modi civili e non banali di esprimere la rabbia e la mia mente si rende conto che forse qualche piatto o qualche libro volante a volte sarebbero la soluzione migliore. E forse sarebbe più corretto che la pancia ragionasse come pancia e facesse volare i piatti, e la mente ragionasse come mente e capisse come elaborare razionalmente le incazzature, ma insomma.
E così, alla fine, mi rivolgo a lei: Carol-l'estetista, che sulla battaglia contro il brufolo dell'incazzatura silenziosa sta costruendo la sua fortuna.
8 commenti:
quanto mi piace questo post. Anche io ho molti silenzi ma sono diversi...io quando mi arrabbio invece non so star zitta..devo dare svoglo alla mia voce...vorrei essere + silenziosa in quei casi e trovare metodi alternativi come dici tu. :)
buona giornata
Antonella
Probabilmente al solito vale la regola del "giusto mezzo"? E chissà mai qual è il giusto mezzo dell'arrabbiarsi... E' che il silenzio è molto diplomatico ma, alla lunga, non risolve i problemi!
Io mi rendo conto che da quando mi trattengo ed evito di sbottare e incazzarmi palesemente, mi è venuta l'alopecia da stress. Devo dire che mi sento una persona migliore interiormente, però mi dispiace assai esteriormente per la mia chioma.
Stefania mamma di Vittoria
Il mutismo..uno dei miei difetti più evidenti .. in un caso estremo sono arrivata alla disconoscenza. In realtà a me non da così fastidio anche se ammetto che non comunicando una persona potrebbe farsi dei film dal nulla! Ma è meglio pensare cento volte prima di dare fiato alle trombe a caso e nel momento d'ira dire cose di cui poi ci si potrebbe pentire.
@Stefania: mah, forse era meglio sbottare, in fondo anche la chioma ha i suoi diritti, no?
@Maddalena: sul dire cose che possono ferire hai ragione mille volte, ma a volte è il prezzo della sincerità - mah, insomma, NON SO!
mannaggia blogger che non mi prende il commenti...
tutti i miei tentativi di silenzi e razionalizzazioni svaniscono con un significativo rossore in faccia e tremore del piede: onde evitare di essere colta da ictus, di solito esterno.
come vorrei essere meno impulsiva...
:)) il silenzio degli impulsivi... Un altro interessante capitolo sul quale riflettere lungamente!!
Come giustamente dici, non è produttivo né tacere sempre né dire tutto quello che si pensa.
Io per esempio odio quelle persone "che dicono le cose in faccia" e spacciano la maleducazione (e/o la maldicenza) per sincerità.
Io sono tutta la vita per la sincerità, ma c'è modo e modo di essere sinceri. E te lo dice una tendenzialmente incazzosa e impulsiva, quindi fa' tu la tara :-)
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