mercoledì 21 aprile 2010

Di commento in commento, dritti alle domande esistenziali


Seguendo il thread del post precedente
(ma come parloooooooooo)
ecco cosa tiro fuori dal magico cilindro oggi.

Igraine scrive:
Già. Ed è anche pieno (il mondo, suppongo, ndr) di mamme che vanno per tentativi, ma soprattutto di persone che devono tenere il lavoro che hanno perché non hanno la forza di cambiare o non hanno alternative. E devono guadagnare, anche se non sono realizzate. Che tipo di mamme saranno?
La domanda è intrigante e non può che farmi sorridere. Che tipo di mamme saranno, coloro che non hanno la forza di cambiare?

Da quando ho figli, mi sono messa il cuore in pace: che tipo di madre sarò lo scoprirò quando i miei figli avranno 30 anni, suppergiù. Quindi, occhio e croce, considerando che viviamo in tempi bui, diciamo che mi rimangono ancora 25 anni, per capire che madre sarò.

L'altra cosa che sempre mi colpisce, in questi discorsi, è la passività.
Ho fatto lavori che odiavo. Ho accettato lavori che dovevo accettare per forza.
Ma ho sempre pensato che non era tutto lì, e che comunque c'è sempre una chiave di volta anche per uscire dalle situazioni peggiori. Che anche le situazioni peggiori ti insegnano qualcosa, se tu sai farti insegnare qualcosa su di te, sul mondo, su come funziona.

Quando ho letto La fortuna non esiste (un meraviglioso libro sulla speranza, ma quella che ti guadagni) ad un certo punto Mario Calabresi si sofferma a chiedersi se quello che fa andare avanti nonostante tutto sia fede od ottimismo: non so se sia fede, o ottimismo, o forse incoscienza (perché bisogna essere anche un po' incoscienti, a dirla tutta).

Quando vedo le torme di operai in cassa integrazione con la disperazione nello sguardo, padri di famiglia che non sanno di cosa daranno da mangiare ai propri figli, mi si contorcono le budella.

Intanto, perché vedere un padre disperato fa contorcere le budella.

E poi perché, ogni santa volta, non posso fare a meno di chiedermi:
"Ma questi, sono venuti al mondo per stare alla catena di montaggio? A tutti i costi?!?"
Ma possibile che non ci sia neanche l'idea di un'altra prospettiva, di un'altra possibilità, di un'altra vita?!?
Questo, è quello che mi uccide del sistema: essere convinti che non c'è un'altra prospettiva.


Non lo so. Io il fallimento, come prospettiva ultimativa, non riesco ad accettarlo.
Sarà che sono giovane?
(Eh sì, perché in Italia capita che a 37 anni quasi suonati tu ti senta dire che sei giovane)


Anche per le mamme, in fondo, è così. C'è chi fa la madre martire di marito-lavoro-figli senza altra possibilità. Ma perché non ha neanche l'idea che possa essere altrimenti.
C'è chi cerca un'altra prospettiva, anche se cambiare è difficile, rischioso, ti espone forse al linciaggio e ad un'alta percentuale di fallimenti.

Il problema forse non è solo e non tanto dover lavorare, è non poter cambiare prospettiva.

Non so, voi che ne dite? Cosa rispondiamo ad Igraine?

8 commenti:

Piccolalory ha detto...

Dico che sono d'accordissimo con te... perchè la vita ci condiziona ma non ci determina... e perchè il bicchiere, se è mezzo vuoto, è anche mezzo pieno... e se è totalmente vuoto, non aspetta che di essere riempito... scusa per la filosofia spicciola :-)

supermambanana ha detto...

Io risponderei ad Igraine che la domanda e' mal posta. Cioe', e' una domanda che nella mia filosofia ha senso solo dopo aver risolto almeno un'altra questione, cioe': "che tipo di persona saranno". E poi eventualmente anche "che tipo di donna saranno" (e gia' questa non son sicura). Il tipo di mamma poi viene da se'.

Chiara Trabella ha detto...

Io Igraine la capisco, perché avere un lavoro fisso (magari statale, come il mio), è un'assicurazione sulla vita e un ergastolo: da un lato sai che non avrai mai problemi di sopravvivenza, ma dall'altro, se non hai la possibilità di trovare una nicchia dove trovarti bene, significa andare tutti i giorni in un ufficio a fare per 8-9 ore qualcosa che ritieni inutile o che ti ripugna enormemente o con colleghi/capi che ti farebbero preferire un lavoro in miniera.
Perché non ti licenzi? Perché sei una donna con figli piccoli e in età fertile, vivi in Italia e non puoi assolutamente permetterti di uscire dal mercato del lavoro.
C'è una via d'uscita? Non lo so. Per me cambiare tipo di lavoro è stato positivo, ma continuo a sentirmi in gabbia.
Forse è semplicemente una costruzione mentale, un po' come quelli che stanno insieme da 30 anni, sempre fedeli e uniti, ma non si sposano "per sentirsi liberi".

lorenza ha detto...

@Lanterna: parto da te, perché è la mia riflessione post-post di questo pomeriggio. Ci sono situazioni oggettivamente ingabbianti - e situazioni oggettivamente ingabbianti dalle quale non possiamo liberarci. Ma allora l'unica via di uscita diventa cambiare prospettiva - quante volte la stessa situazione cambia radicalmente, quando cambiamo il punto di vista? (non sto dicendo che sia semplice: spesso, occorrono anni)
@Piccolalory: esatto! (sembra quasi una pubblicità... ;)
@Supermambanana: tragicamente, infallibilmente, sì - il tipo di madre non può esulare dal tipo di persona che sei... Anche se la maternità cambia le persone, assai.

Lety ha detto...

Secondo me le mamme che sono in grado di fare sacrifici come quello di svolgere lavori che magari non amano, sono mamme che dimostrano di amare i loro figli e la famiglia. Per carità non è che adesso devono tutte per forza devono fare carriera! Idem per gli uomini.

Rossella - Casa Lellella ha detto...

io dico sempre che vorrei per le mamme la reale possibilità di scelta... ma nel nostro mondo è un'utopia!

Chiara Trabella ha detto...

Beh, la mia "prospettiva alternativa", per ora, è cercare di valorizzare quello che ho: un orario full time compatibile con la vita, la possibilità tra un annetto di chiedere un part time, una quantità di ferie e congedi parentali che mi permetterà di stare a casa in luglio e agosto. Soprattutto, penso che i figli non saranno piccoli per sempre, che ho ancora 30 anni da passare lì dentro e in 30 anni cambiano tante cose, che avere un'ancora statale può essere un buon punto di partenza per fare lavori free lance.
Certo, fino a 6 mesi fa, quando lavoravo ancora in dipartimento, vedevo tutto molto più nero... :-(

acasadiclara ha detto...

non sempre si può scegliere, anche se si è consapevoli ed evoluti!