Seguendo il thread del post precedente
(ma come parloooooooooo)
ecco cosa tiro fuori dal magico cilindro oggi.
Igraine scrive:
Già. Ed è anche pieno (il mondo, suppongo, ndr) di mamme che vanno per tentativi, ma soprattutto di persone che devono tenere il lavoro che hanno perché non hanno la forza di cambiare o non hanno alternative. E devono guadagnare, anche se non sono realizzate. Che tipo di mamme saranno?
La domanda è intrigante e non può che farmi sorridere. Che tipo di mamme saranno, coloro che non hanno la forza di cambiare?
Da quando ho figli, mi sono messa il cuore in pace: che tipo di madre sarò lo scoprirò quando i miei figli avranno 30 anni, suppergiù. Quindi, occhio e croce, considerando che viviamo in tempi bui, diciamo che mi rimangono ancora 25 anni, per capire che madre sarò.
L'altra cosa che sempre mi colpisce, in questi discorsi, è
la passività.
Ho fatto lavori che odiavo. Ho accettato lavori che dovevo accettare per forza.
Ma ho sempre pensato che non era
tutto lì, e che comunque c'è sempre una chiave di volta anche per uscire dalle situazioni peggiori. Che anche le situazioni peggiori ti insegnano qualcosa, se tu sai farti insegnare qualcosa su di te, sul mondo, su come funziona.
Quando ho letto
La fortuna non esiste (un meraviglioso libro sulla speranza, ma quella che ti guadagni) ad un certo punto Mario Calabresi si sofferma a chiedersi se quello che fa andare avanti nonostante tutto sia fede od ottimismo: non so se sia fede, o ottimismo, o forse incoscienza (perché bisogna essere anche un po' incoscienti, a dirla tutta).
Quando vedo le torme di operai in cassa integrazione con la disperazione nello sguardo, padri di famiglia che non sanno di cosa daranno da mangiare ai propri figli, mi si contorcono le budella.
Intanto, perché vedere un padre disperato fa contorcere le budella.
E poi perché, ogni santa volta, non posso fare a meno di chiedermi:
"Ma questi, sono venuti al mondo per stare alla catena di montaggio? A tutti i costi?!?"
Ma possibile che non ci sia
neanche l'idea di un'altra prospettiva, di un'altra possibilità, di un'altra vita?!?
Questo, è quello che mi uccide del sistema: essere convinti che
non c'è un'altra prospettiva.
Non lo so. Io il fallimento, come prospettiva ultimativa, non riesco ad accettarlo.
Sarà che sono giovane?
(Eh sì, perché in Italia capita che a 37 anni quasi suonati tu ti senta dire che sei giovane)
Anche per le mamme, in fondo, è così. C'è chi fa la madre martire di marito-lavoro-figli senza altra possibilità. Ma perché non ha neanche l'idea che possa essere altrimenti.
C'è chi cerca un'altra prospettiva, anche se cambiare è difficile, rischioso, ti espone forse al linciaggio e ad un'alta percentuale di fallimenti.
Il problema forse non è solo e non tanto dover lavorare, è non poter cambiare prospettiva.
Non so, voi che ne dite? Cosa rispondiamo ad Igraine?