Interno sera, a cena.
Mio figlio racconta di un gioco che ha accompagnato gli intervalli della sua compianta quinta elementare: la città. Questo gruppo di ragazzini, dopo aver tentato di mettere su un casino clandestino in quarta elementare, in quinta si è dato a giochi più costruttivi - uno direbbe. E invece questa città è una specie di Sin City - o, più propriamente, è la riproposizione geniale e arguta come solo sanno fare dei ragazzini di quinta elementare, di ciò che li circonda.
I governanti (un sindaco, un banchiere, il capo della polizia e pochi altri) guadagnano immensamente più dei governati, Matteo ha vinto le elezioni ma due giorni dopo è finito in galera perché aveva comperato i voti, Giacomo lascia il posto da governante e finisce in disgrazia e fa tre lavori per tirare a campare (tra cui il giornalaio), il capo della polizia sventa furti di cellulari e intercetta i mafiosi (categoria mitologica, ormai) e via di questo passo.
E poi, mi racconta quella sera, tra i governanti c'è anche una femmina - gruppo sparuto, in una classe composta per due terzi da maschi.
"Rebecca faceva il sindaco in rappresentanza delle femmine", ci dice, "però noi guadagnavamo 10,000 e lei 8,000"
Io rimango a bocca aperta, la sorella inizia a stracciarsi le vesti: "Ma questo è razzismo, non è valido!!"
Lui ci guarda più stupito che mai.
"E scusa, perché Rebecca guadagnava meno?"
"Ma mamma, perché le femmine non partecipavano al gioco. E quindi lei rappresentava le femmine, ma guadagnava di meno. E' logico, no?"
Parte pippone benevolo sul fatto che se una donna ricopre lo stesso ruolo di un uomo, deve avere lo stesso stipendio, mentre tento di placare la pasionaria ottenne da centro sociale che grida alla segregazione razziale.
Alla fine lui mi guarda, poco convinto: "Va bene mamma, hai ragione. Comunque, dato che le femmine non giocavano, rimane uno spreco".
Più o meno nelle stesse ore, dall'altra parte dell'Oceano...
Immagine: Joss&Main
Mio figlio racconta di un gioco che ha accompagnato gli intervalli della sua compianta quinta elementare: la città. Questo gruppo di ragazzini, dopo aver tentato di mettere su un casino clandestino in quarta elementare, in quinta si è dato a giochi più costruttivi - uno direbbe. E invece questa città è una specie di Sin City - o, più propriamente, è la riproposizione geniale e arguta come solo sanno fare dei ragazzini di quinta elementare, di ciò che li circonda.
I governanti (un sindaco, un banchiere, il capo della polizia e pochi altri) guadagnano immensamente più dei governati, Matteo ha vinto le elezioni ma due giorni dopo è finito in galera perché aveva comperato i voti, Giacomo lascia il posto da governante e finisce in disgrazia e fa tre lavori per tirare a campare (tra cui il giornalaio), il capo della polizia sventa furti di cellulari e intercetta i mafiosi (categoria mitologica, ormai) e via di questo passo.
E poi, mi racconta quella sera, tra i governanti c'è anche una femmina - gruppo sparuto, in una classe composta per due terzi da maschi.
"Rebecca faceva il sindaco in rappresentanza delle femmine", ci dice, "però noi guadagnavamo 10,000 e lei 8,000"
Io rimango a bocca aperta, la sorella inizia a stracciarsi le vesti: "Ma questo è razzismo, non è valido!!"
Lui ci guarda più stupito che mai.
"E scusa, perché Rebecca guadagnava meno?"
"Ma mamma, perché le femmine non partecipavano al gioco. E quindi lei rappresentava le femmine, ma guadagnava di meno. E' logico, no?"
Parte pippone benevolo sul fatto che se una donna ricopre lo stesso ruolo di un uomo, deve avere lo stesso stipendio, mentre tento di placare la pasionaria ottenne da centro sociale che grida alla segregazione razziale.
Alla fine lui mi guarda, poco convinto: "Va bene mamma, hai ragione. Comunque, dato che le femmine non giocavano, rimane uno spreco".
Più o meno nelle stesse ore, dall'altra parte dell'Oceano...
Today, women make up about half our workforce. But they still make 77 cents for every dollar a man earns. That is wrong, and in 2014, it's an embarrassment. A woman deserves equal pay for equal work. She deserves to have a baby without sacrificing her job. (...) Because I firmly believe when women succeed, America succeeds. 2014 Obama's State of the Union Speech(Amen. Io non so chi scrive i discorsi ad Obama, ma avercene)
Immagine: Joss&Main