Essere mamma di due bimbi e non avere tate né nonni a disposizione ogni pomeriggio della settimana vuol dire condividere la maggior parte del tuo tempo con entrambi i tuoi figli. La sfida bella e difficile è riuscire a ritagliarsi un momento di unicità: tu e solo uno dei due, un momento per stare vicini senza creare incontrollabili gelosie nell’altro, senza discorsi interrotti, senza cose da fare - non importa se poi stiamo zitti e non si fa niente.
E questo succede per lo più quando carico uno dei due sul seggiolino della bici, e partiamo.
Ok, stop. Dimenticate gonne svolazzanti, rossetto senza sbavature e stradine di campagna. Arranco con una media di 20 kg sul sellino posteriore, ben imbragati e dotati di caschetto, su strade sconvolte da ogni tipo di scavo e rappezzamento (fibra ottica, teleriscaldamento fase 1, teleriscaldamento fase 2, posteggi interrati, gas, luce e non so che altro), schivando macchine in doppia fila e tassisti isterici.
Mentre pedalo, il mantra è: "Bimbi non muovetevi, sennò ci ribaltiamo e ci facciamo male".
Piccoletta, che ha il dono della sfida alle convenzioni, ha imparato ad agitarsi sul seggiolino e ad alzarsi d’improvviso: e quindi quando siamo in bici la devo impegnare in un discorso-confessionale ("Sai che Amica e Piacione si sono baciati di nascosto?") oppure in una cantata corale di “Cocco e Drilli”, una delle più belle canzoni d’amore di tutti i tempi.
Piccolo Ing. è più tranquillo ma, dall’alto dei suoi 8 anni e mezzo, ormai del tutto imprevedibile: inizia discorsi moccicati e poi si distrae ("Mamma, sai che oggi... .... ..." "Oggi?" "... ... ..." "Topo?" "Sì?" "Cosa mi stavi dicendo?" "Cosa ti stavo dicendo?" "Mi hai detto: 'Mamma, sai che oggi...' "Ah, sì. Boh, non mi ricordo più" "Va bene" "Mamma?" "Sì?" "..." "Topo?" "Sì?" e via di questo passo), canticchia, saluta gli amici che incrocia per strada sporgendosi pericolosamente, mentre il mantra "Non muoverti" diventa qualcosa a metà tra l’urlo di Tarzan e la supplica a Padre Pio.
E quindi, altro che seggiolino super leggero.
Qui ci vuole un seggiolino che sia sì leggero, ma che me li tenga lì, fermi inchiodati quanto basta per arrivare incolumi a destinazione: un seggiolino con le barre laterali. Un seggiolino che sembra una Ferrari sulla mia bici che assomiglia più a una 500 (ma non quella supercostosa che hanno fatto ora, quella della mia mamma quando io ero piccola, eh). Che sia comodo per loro, bello e leggero per me.
Un seggiolino che sembra una Ferrari, io l’ho trovato - e l'ho anche provato, insieme a Piccoletta (guardate il video, e fatevi due ghignate):
Seggiolino BodyGuard, Caschetto Sunny e occhiali da sole, tutto OKbaby.
E questo succede per lo più quando carico uno dei due sul seggiolino della bici, e partiamo.
Ok, stop. Dimenticate gonne svolazzanti, rossetto senza sbavature e stradine di campagna. Arranco con una media di 20 kg sul sellino posteriore, ben imbragati e dotati di caschetto, su strade sconvolte da ogni tipo di scavo e rappezzamento (fibra ottica, teleriscaldamento fase 1, teleriscaldamento fase 2, posteggi interrati, gas, luce e non so che altro), schivando macchine in doppia fila e tassisti isterici.
Mentre pedalo, il mantra è: "Bimbi non muovetevi, sennò ci ribaltiamo e ci facciamo male".
Piccoletta, che ha il dono della sfida alle convenzioni, ha imparato ad agitarsi sul seggiolino e ad alzarsi d’improvviso: e quindi quando siamo in bici la devo impegnare in un discorso-confessionale ("Sai che Amica e Piacione si sono baciati di nascosto?") oppure in una cantata corale di “Cocco e Drilli”, una delle più belle canzoni d’amore di tutti i tempi.
Piccolo Ing. è più tranquillo ma, dall’alto dei suoi 8 anni e mezzo, ormai del tutto imprevedibile: inizia discorsi moccicati e poi si distrae ("Mamma, sai che oggi... .... ..." "Oggi?" "... ... ..." "Topo?" "Sì?" "Cosa mi stavi dicendo?" "Cosa ti stavo dicendo?" "Mi hai detto: 'Mamma, sai che oggi...' "Ah, sì. Boh, non mi ricordo più" "Va bene" "Mamma?" "Sì?" "..." "Topo?" "Sì?" e via di questo passo), canticchia, saluta gli amici che incrocia per strada sporgendosi pericolosamente, mentre il mantra "Non muoverti" diventa qualcosa a metà tra l’urlo di Tarzan e la supplica a Padre Pio.
E quindi, altro che seggiolino super leggero.
Qui ci vuole un seggiolino che sia sì leggero, ma che me li tenga lì, fermi inchiodati quanto basta per arrivare incolumi a destinazione: un seggiolino con le barre laterali. Un seggiolino che sembra una Ferrari sulla mia bici che assomiglia più a una 500 (ma non quella supercostosa che hanno fatto ora, quella della mia mamma quando io ero piccola, eh). Che sia comodo per loro, bello e leggero per me.
Un seggiolino che sembra una Ferrari, io l’ho trovato - e l'ho anche provato, insieme a Piccoletta (guardate il video, e fatevi due ghignate):
Seggiolino BodyGuard, Caschetto Sunny e occhiali da sole, tutto OKbaby.
In attesa che ci invitino per un Rally di mamme pericolanti, vi segnalo che Blogmamma ha lanciato un concorso letterario online, in premio proprio questo seggiolino.