giovedì 31 gennaio 2013

Liberiamo una ricetta: timballo di riso della Nonna

Per #liberericette ho pensato di liberare una ricetta che non esiste, una ricetta che non ho trovato mai su nessun libro di cucina, di cui non ho le dosi precise, semplicemente perché è una di quelle ricette di famiglia, che impari dalla mamma perché la mamma la fa, ma non sai neanche dove l'abbia trovata lei.


E dunque, ecco a voi il Timballo di riso della nonna

Ingredienti per 4 persone:
8 manciate di riso (noi le misuriamo così, 2 manciate di riso a testa, ma belle colme)
1 cipolla
2 cucchiai di olio di oliva
100 g di pancetta a dadini
1 confezione di wurstel
1 scodella di piselli
1/2 bottiglia di passata di pomodoro
burro e parmigiano grattuggiato q.b.


Preparazione:
Fate soffriggere la cipolla nell'olio, aggiungete i piselli e fate rosolare. Quando i piselli iniziano a prendere la cottura, aggiungete la pancetta a cubetti, tagliate a rondelline i wurstel e aggiungete. Fate rosolare cinque minuti, poi aggiungete la passata di pomodoro. Coprite, abbassate la fiamma e fate cuocere a fuoco lento per circa 30 minuti. Nel frattempo bollite in riso in abbondante acqua salata (15 minuti circa, controllate il tempo di cottura che varia a seconda del riso). Fate scaldare il forno a 180°. Scolate il riso, conditelo con il sugo e versatelo in una pirofila precedentemente imburrata. Completate aggiungendo dei fiocchetti di burro e abbondante parmigiano grattuggiato. Passate in forno per 30 minuti circa, fino a quando la superficie del riso non sia gratinata. Sfornate e servite

Le storie sono per chi le ascolta, le ricette per chi le mangia.Questa ricetta la regalo a chi legge. Non è di mia proprietà, è solo parte della mia quotidianità: per questo la lascio liberamente andare per il web. 

#Liberericette è una bellissima cucina virtuale sul web. E dato che mangiare da soli è cosa triste, ringrazio Chiara e Lucia per averci proposto di condividere le nostre ricette anche con la mensa dei rifugiati del Centro Astalli.
Potete farlo anche voi, se volete.

venerdì 18 gennaio 2013

Storia di Effe, la donna che la Fornero voleva salvare con la sua riforma


Oltre alla tua categoria 'incasellabile', a quella delle 'placide madri di famiglia' e a quella delle 'impareggiabili madri-manager', ce n’è almeno un’altra, anch’essa enormemente sfigata, quelle delle 'libere professioniste' – senza tredicesima, senza ferie, senza malattia – ma che lavorano come dipendenti – leggi: obbligo d'ufficio e d’orario, e che quindi non hanno nessuno degli aspetti positivi di entrambe le categorie, ma la somma di tutti gli aspetti negativi di entrambe, e che, ultima fantastica news, dopo aver faticato con orari folli, si sentono dire che il proprio già misero stipendio verrà ridotto del 20% per gennaio febbraio marzo e poi si vedrà, ma ovviamente l’orario NON verrà minimamente ridotto, anzi (e che non hanno ancora visto una parte di stipendio arretrato). Vabbè, era tanto per sfogarsi adesso e non ammorbarvi stasera... Effe.
Effe è una libera professionista a tutti gli effetti, una di quelle che hanno un albo professionale al quale essere iscritte (mica come la sottoscritta). Effe è una sintesi di tutto quello che la Fornero voleva salvare con la sua riforma: è una donna, è una madre alla quale non è riconosciuto nessun diritto di conciliazione, è una finta partita iva, ha pochissime tutele. E' lei, quella da salvare. Quella da far assumere a tempo indeterminato. Quella che si arrabbia perché il collega maschio fa il cavolo che gli pare, e i capi non gli dicono nulla, e se invece lei va a dire: "Devo stare a casa, ho il bambino malato", i capi le dicono: "Sai che c'è? Stai a casa per sempre".

E, ovviamente, Effe a casa non può rimanere - che non è che si mettono via i risparmi, a fare la parte di quella che deve essere salvata dalla Fornero.

Mentre Effe ed io, acquattate in cucina, parlavamo di questo suo sfogo, marito-di-Effe è arrivato, ha annusato l'aria e ha esclamato: "Ma Effe, tu ti devi mettere in testa una cosa. Tu non sei una libera professionista. Tu sei un fornitore".

Ho chiesto a marito-di-Effe di declinare la definizione di fornitore e lui, annusata l'aria, ci ha lasciato con questa definizione: "Il fornitore è colui che abitualmente fornisce o provvede alla consegna di merce a negozi, a un'azienda o a privati, quindi la differenza tra socio/dipendente e fornitore è che sei l'ultimo nella scala dei pagamenti e sei sacrificabile in quanto fuori dall'azienda." Quindi siamo rimaste tutte due a guardarci con un bel punto di domanda sopra la testa.

Perché la situazione è più o meno questa. C'è la la Fornero che con la sua riforma vuole salvare tutte le donne come Effe facendole assumere a tempo indeterminato. E c'è la realtà di un lavoro che va proprio nella direzione opposta, in cui ci sono sempre meno lavoratori e sempre più fornitori, pagabili o meno, rinnovabili o meno, bistrattabili o meno. Insomma, sempre più Effe da salvare.

E dato che la Fornero non è stata in grado di salvare Effe, io mi chiedo chi può salvarla - o, meglio, mi chiedo in quale modo lei, "da sola", possa salvarsi. E le risposte non ammesse sono: emigrare, trovare un amante milionario, vincere alla lotteria.

La foto è di Lissy

giovedì 10 gennaio 2013

2013, credici

#duemilacredici @milanoelorenza
Dicono che tutto ciò che stiamo cercando, sta cercando anche noi e che se rimaniamo quieti, ci troverà. E 'qualcosa che ci attende da molto tempo. Mentre arriva, non agitarti. Riposa. Vedrai cosa succede dopo.
Questo è stato il mio inizio 2013, e avevo in mente un post molto zen, per la verità.
Poi la vita, al solito, ha preso il sopravvento.

Ma questa foto (fatta da me, eh) e queste parole (mandate a me, in risposta a un augurio che avevo fatto anni fa e che neanche ricordavo più, ma come ha commentato l'amica che me li ha rigirati, "ci vuole sempre un po' di tempo per realizzare i buoni propositi") me le voglio tenere strette per tutto l'anno. Vada come vada.

Continuiamo a crederci, anche se poi, la vita, prende il sopravvento.