mercoledì 30 marzo 2011

Quello che non ti aspetti. Riflessioni sulle donne a margine del Royal Wedding


Più che un post è un intermezzo di riflessioni forse un po' banali su un argomento stracotto.

Questa mattina stavo scrivendo un post per Inglese Precoce sull'imminente Royal Wedding e sono incappata in questa pagina Wiki dedicata a Lady Diana. Ok, su Lady Diana sono stati scritti fiumi e fiumi di parole. Ok, la foto è davvero bella.

Leggendo di traverso la biografia (a Sevenoaks ci sono passata per caso e me lo ricordo: un posto meraviglioso con un grande bosco) ho pensato che questa donna era stata programmata per fare la moglie di Carlo. Per essere la Regina di Inghilterra. Il classico matrimonio combinato, come da secoli si combinano i matrimoni reali.

Ma ve la ricordate, finta o vera impacciata (non so, non ho idea) e timida principessa sul praticello di casa?

Era tutto perfettamente programmato e sotto controllo.

Poi qualcosa è saltato, in questo meccanismo così ben oliato e sperimentato ormai da centinaia di anni. Cosa?

Lei, quella "programmata per". Quella che in pochi anni aveva già sfornato due splendidi figli maschi. Quella che tutti si aspettavano diventasse la regina.

Poi è finita come è finita (ma, come commentiamo cinicamente noi del club dei cinici, non è che i monarchi inglesi ci vadano giù leggeri, con le mogli che si mettono di traverso, vedi alla voce Anna Bolena. E quindi, lei cosa si aspettava?).

L'ingenua e dolce Lady di una famiglia nobile ancora più antica della casata di Windsor diventa un'Head of Communications di quelle che ci ricorderemo per sempre, a discapito del povero Charles che, stritolato tra madre, moglie e amante passerà probabilmente alla storia come quello che ha aspettato tutta la vita di diventare re (e alla fine abdicò in favore del figlio).

[Ecco, parliamo di Carlo. Io su una figura così e sul suo rapporto con le donne ci scriverei un manuale per l'uomo contemporaneo]

E ora arriva a Kate, con la scritta Ambition bella stampata sulla fronte (vabbe', possiamo aggiungerci anche Brown, se volete). Kate che da piccola aveva la stanza tappezzata di poster di William (e probabilmente lo vede ancora bello come quando era uno splendido bambino). Kate che ha programmato di diventare regina - e si accettano scommesse riguardo alla riuscita del suo progettino imprenditoriale.

Ecco, non so se sta tutta qui la differenza. Tra una che "era stata programmata per" e una che "ha programmato di".

[E vedremo come finirà il povero William, tra madre, nonna e moglie]

Ma senza Diana, col cavolo che Kate sarebbe potuta diventare regina. Ed è stato questo il bello di Diana, che era una di quelle che non ti aspetti.


P.S. C'è un film che adoro e che racconta tutto questo. E' The Queen, lo avete visto?

mercoledì 23 marzo 2011

Re Fiordilegge, i diritti e i doveri (e ancora, di scuola)


"Sai mamma, oggi abbiamo la maestra Carla solo per due ore IU-HUUUU"

Mamma benedice la maestra Carla che ha fatto dell'insegnamento dell'ortografia e della grammatica italiane la sua missione professionale. Piccolo Ing., dopo due anni di stravaganze letterarie (tra cui fioccavano i qual è con l'apostrofo), si trova giustamente a dover fare i conti con alcuni concetti a lui del tutto ignoti, quali: serietà, rigore, fatica, impegno. Il suddetto gioisce dunque per i momenti in cui può nuovamente sperimentare le sensazioni dell'infanzia ormai perduta.

"Ah sì, e come mai?"

"Perché oggi viene una maestra speciale che ci farà fare il gioco di Re Fiordilegge e del Mago Cuorenero"

Segue dettagliato racconto delle vicende di Re Fiordilegge, che vi consiglio di leggere qui, dato che mio figlio possiede molte doti ma non quella della sintesi.

Circa 10 minuti dopo:
"E quindi abbiamo fatto due grossi cartelli con su scritto 'Cose che dobbiamo fare' e 'Cose che dobbiamo avere' e li abbiamo riempiti con quello che ci veniva in mente"

Ma che meraviglia questo mini-progetto per insegnare ai bambini che hanno diritti e hanno anche doveri.

"E cosa ci avete messo?"

"Dunque, nelle cose da fare ci abbiamo messo la scuola..."

"Beh, ma la scuola è anche una cosa da avere. Se non hai una scuola che ti insegna non puoi andare a scuola."

"Noi l'abbiamo messa solo tra le cose da fare. E nelle cose da avere abbiamo messo... Il tempo per giocare, per divertirci, per costruire, per inventare".

E io, nella bella mattina di primavera mentre andavamo a scuola percorrendo la via lunga e diritta, mi sono un po' commossa pensando a quanto poco tempo e spazio hanno i nostri bimbi per giocare, per divertirsi, per annoiarsi e per creare.

Alla fine, non so se Re Fiordilegge abbia messo tra le cose da avere anche la scuola. Ma dato che Re Fiordilegge sconfigge il mago Cuorenero, credo proprio di sì.

martedì 15 marzo 2011

Fabio Fazio vs. MaryStar Gelmini: parlare di scuola si può (?)


Sui social network accadono cose strane. Tipo postare innocentemente il video di una (bella) intervista di Fabio Fazio al Ministro Gelmini, e trovarsi in un guazzabuglio multimediale.

Lesson number 1 (for dummies):
Impossibile postare innocentemente con la faccia della Gelmini sopra.


ECCO IL VIDEO INCRIMINATO:



Fabio Fazio manda i figli alla scuola privata ma, nondimeno, è un convinto paladino della scuola pubblica. Fa dunque parte di quella serie di vip radical-chic additati dalla Rodotà sul Corriere qualche tempo fa, e prontamente rimbeccati dalla Gelmini (che non ha perso occasione, anche qui). Dalla disamina psico-socialnetworkiana emerge dunque che il nostro Fabio Fazio appare tormentato dai sensi di colpa, poiché manda i figli alla scuola privata.

E io mi chiedo. Ma vi sembra normale vivere in un Paese nel quale uno che manda il figlio alla scuola privata non può difendere la scuola pubblica? O che si debba sentire in colpa perché può permettersi di mandare il figlio alla scuola privata (o sentire in colpa perché NON può mandare il figlio alla scuola privata)? A me, francamente, no. Mi fa pensare che quando si parla di scuola pubblica e scuola privata, purtroppo, parliamo di altro: parliamo di noi e dei nostri status-symbol (come sostiene la Rodotà) o parliamo aprioristicamente di un sistema ideale che vorremmo imporre a tutti (... ideologia?).

Intermezzo familiare: l'Ing. è un accanito sostenitore della scuola pubblica e una delle peggiori onte, per lui, sarebbe mandare il proprio figlio alla scuola privata. La sottoscritta ha frequentato scuole pubbliche e scuole private e, in merito, si è fatta un'idea molto pragmatica: le scuole private non necessariamente sono didatticamente migliori delle scuole pubbliche (soprattutto per alcuni cicli, come per esempio scuole elementari e superiori). Ma nelle scuole private c'è una diversa gestione delle risorse, un diverso modo di lavorare, e un attenzione all'alunno che nelle scuole pubbliche non esiste. E, permettetemi, nell'educazione sta anche una buona dose di attenzione.

Lesson n.2 (intermediate):
Tenere dritta la barra su "buonsenso"

Quello che mi spiace di più, in tutto questo parlare di scuola, è che non se ne può mai parlare in modo costruttivo. Perché se difendi la scuola pubblica allora difendi tutto aprioristicamente, e se ragioni di tutte le cose che non funzionano nella scuola pubblica (MaryStar ne cita qualcuna, evitando peraltro accuratamente di dire che il problema delle Università, per esempio, non è il numero di corsi attivati ma l'abnorme numero di sedi universitarie nel nostro Paese. Ma sul risparmio dello Stato per la copertura scolastica delle scuole private (perché questa è una cosa che in Italia non si può dire senza che qualcuno si stracci le vesti?), o sugli sprechi, e sulla mancanza di mobilità sociale, ha ragione - peccato che sia solo propaganda, se poi le azioni intraprese non sono in alcun modo conseguenti) allora NON sei per la scuola pubblica.

Purtroppo, quello che temo è che anche questo atteggiamento fa il gioco della propaganda, il cui unico scopo non dichiarato è quello di demolire quel poco che resta dell'istruzione pubblica in questo Paese (aiutata abilmente dai sindacati del "salviamo il salvabile" e che tutto vogliono immobile), negando a sua volta che ci siano tagli, o che ci siano problemi.

Insomma, in questo gioco di negazioni e di specchi rimaniamo qui a citare il Sessantotto. E a parlare di centrali nucleari TRENT'ANNI DOPO, gli stessi discorsi di trent'anni fa.

Lesson n.3 (advanced):
Chi va a scuola impara che i fatti storici non si contestano. Voler fare piazza pulita del Sessantotto è come essere nel 1815 e voler fare piazza pulita della rivoluzione francese. E sicuramente ci sarà anche una legge della fisica che ci dice che chi non si muove, muore (io però in fisica avevo 5)