sabato 4 giugno 2011

Un po' mamma, un po' tigre


Ho iniziato a leggere Il ruggito della mamma tigre in treno, aspettandomi l'ennesimo manuale materno-pedagogico scritto da Amy Chua, docente a Yale, mamma cinese di seconda generazione alle prese con due figlie. Ho scoperto una storia ironica e appassionante, un libro a volte estremamente divertente (imperdibile il capitolo nel quale l'Autrice tenta di applicare il proprio metodo educativo al cane scemo), a volte commovente. E' la storia di un mezzo fallimento e di un successo ancora più grande, di come in fondo è la vita a cambiarci, ed è una riflessione autobiografica sull'incontro di due sistemi educativi estremamente differenti, quello cinese basato sull'imperativo del dovere e del massimo impegno e quello americano (definito genericamente e un po' ironicamente "occidentale") basato sulla (falsa e accomodante?) preoccupazione per benessere dei figli.

Ho letto questo libro in un momento del tutto particolare, alla fine di un anno scolastico che mi lascia con molte domande irrisolte, molte fatiche, molte cose da "risistemare" nella dis-organizzazione sia familiare sia mia personale. Ma leggere questo libro tutto d'un fiato mi ha regalato alcuni spunti di riflessione molto utili che voglio condividere con voi.

1. TEMPO. Amy Chua, docente a Yale, mamma terribile e cattivissima, dedica una quantità di tempo e di attenzione alle proprie figlie che noi neanche immaginiamo. Quella del tempo da dedicare ai propri figli è una grande questione irrisolta delle mamme italiane, mia in particolare avendo un figlio che frequenta il modulo e che quest'anno, per il primo anno, ha iniziato a dover fare i compiti a casa in modo serio. Il momento dei compiti si è trasformato alternativamente in momento di supplizio, momento di assenza (mia), momento di sfuriate, momento zen, momento di mal di pancia (di mio figlio). Sento moltissimi genitori che si lamentano del tempo che devono dedicare ai propri figli per lo studio. Vedo molti ragazzini delle medie che trascorrono il pomeriggio da soli. Anche io ho trascorso questo anno in modo altalenante: una parte di me a ripetere che mio figlio deve fare i compiti da solo, e che con tutto quello che ho da fare non posso certo passare pomeriggi e mattine a fare i compiti con lui, mentre l'altra parte intuisce che lui ha bisogno che gli venga insegnato a concentrarsi, a stare lì, a mettere la testa su una cosa un filo più difficile. Direi che dopo aver letto Il ruggito della mamma tigre ho preso qualche importante decisione su come gestire la questione, e non perché "lo fa lei", ma perché prima del punto 1 c'è il punto 2.

2. UN'IDEA Amy Chua ha un'idea ben precisa sull'educazione che intende impartire alle proprie figlie, sui sì e sui no, su cosa è importante e cosa non lo è (importante: eccellere; non importante: passare i pomeriggi a giocare con gli amici). Io mi stupisco sempre quando un genitore prende una posizione netta rispetto a qualcosa che sta diventando molto mainstreaming (dal cellulare a dormire fuori di notte), in fondo lo trovo così desueto e affascinante. E sapete perché? Perché ha la forza di sottrarsi all'imperativo dell'"integrazione a tutti i costi". Una delle grandi ansie dei genitori di oggi è che i figli crescano "socialmente ben integrati", e alla fine il conformismo dilaga. Che i figli non debbano soffrire troppo, che il loro benessere psicologico sia sempre tutelato, che "stiano bene". Personalmente, credo che sentirsi dire di no a volte, per un bambino, sia impagabile: quantomeno, dimostra che i tuoi genitori pensano a te e hanno in mente un'idea di educazione per te, hanno degli obiettivi, vogliono che tu possa arrivare proprio là. Non è bellissimo?

Insomma, la morale della favola è che da una settimana a questa parte stresso il povero Ing. cercando di convincerlo a leggere Amy Chua. Che, se proprio devo fare la mamma tigre, almeno la facciamo in due.

10 commenti:

Sara Salvarani ha detto...

Tuo marito legge libri sull'educazione dei figli?!!? Sei il mio mito!
Il mio nemmeno se lo torturano.
Salvo poi non avere manco mezza IDEA su quali obiettivi dare a nostra figlia.
Io un po' tigre lo sono ma ho anche il terrore che cresca sola, senza amici, perchè ho imparato che nella vita gli amici sono fondamentali.

M di MS ha detto...

Lo so che sto correndo il rischio di sembrare pesante e che prima o poi qualcuno mi dirà: ma lavorare un po' di più no?
Resta il fatto che non contenta di aver letto Amy Chua adesso sto leggendo Paola Mastrocola "Togliamo il disturbo". Un saggio OTTIMO per porsi un po' di domande, se vuoi saperlo mi ha fatto anche pensare un pochino a te per certe cose che mi hai detto.
Sto meditando un post, anche se temo che dopo averlo scritto sarò definitivamente e totalmente icnasellata come mamma blogger a vita nei secoli :-)

Emy ha detto...

Dovrei averlo letto per commentare immagino...

Il problema forse è che si crede che "bisogna impartire una educazione"
No...secondo me bisogna dare l'esempio, prendersi le proprie responsabilità, dire le proprie opinioni, entusiasmare i figli a ciò che entusiasma noi(sempre se lo vogliono) comprendere le loro attitudini....il resto è la crescita spontanea dei figli

E' uguale?...non so, non nell'accezzione comune: con l'impartire una educazione devo essere e decidere a priori le cose, studiare le tecniche etc....
Mentre il resto è come seguire la corrente e leggere il fiume arricchendomi di volta in volta , crescendo

BiPi ha detto...

Ciao e piacere, è la prima volta che scrivo qui perché ho appena scoperto il tuo blog...
Questo post arriva mentre mi stavo giusto domandando come si fa a scegliere quando e come dire no...

Smamma ha detto...

Mi è piaciuta molto questa tua recensione, forse perché ritrovo molte cose che ho pensato anch'io... ROAARRR ;-P

littleelo ha detto...

Davvero, anche io ho letto La mamma tigre e mi sono fatta molte domande.
la prima è sulla quantità e qualità del tempo che Chua ha trascorso con le sue figlie: quante energie, quanta passione, che dedizione!
E' vero, alle volte sembra di essere in trincea con i figli, educarli è quasi una guerra.
Eppure sosno sicura (anche se solo il tempo me lo confermerà) che lo sforzo vale, che un domani i nostri figli apprezzeranno e avranno tratto giovamento più dai nostri prolungati "assalti educativi" che non dall'aver trascorso molte ore in compagnia di nonni giustamente permissivi o tate in fondo poco motivate alla loro educazione.
Chissà, forse tra una decina d'anni ci troveremo ancora qui e ci diremo se Amy Chua aveva ragione o no...

lorenza ha detto...

@Mammachetesta: sì, hai ragione, gli amici sono davvero importanti - la differenza è se tra un bambino che è capace di stare senza amici perché ha il proprio baricentro in se stesso, e un bambino che non sa stare senza amici perché sennò va in panico... Non sto dicendo che il metodo mammatigre educhi bambini sicuri (anzi, molto probabilmente è vero l'esatto contrario) ma credo che la prima regola rimanga il buon senso e la capacità di capire cil bambino con il quale hai a che fare... E in fondo è quello che viene raccontato nel libro

lorenza ha detto...

@M di Ms: cara mamma blogger a vita... :)) Anche a me il libro della Mastrocola è piaciuto, per alcune cose, soprattutto quando racconta dell'amica che FA FARE i compiti alla figlia al ginnasio... E' un equilibrio sempre difficile da conquistare, e stancante da meditare.

lorenza ha detto...

@Emy: tocchi un punto fondamentale, è una domanda che anche io mi faccio spesso: quanto di sincero, immediato e non meditato e quanto di precostituito? Di natura io sono la seconda, scelgo di pancia e in modo non calcolato, ma un po' di esperienze mi hanno insegnato quanto sia importante avere un'idea, decidere a priori un traguardo e dei mezzi per arrivarci, capire prima come funziona... Certo, non deve essere una cosa preconfezionata ma ridisegnata su di te... Sui tuoi figli.

lorenza ha detto...

@BiPi: ciao BiPi... Sei arrivata a darti una risposta?!? (no, perché a me su questo tema una risposta servirebbe davvero :)

@Smamma: un po' tigre, un po' mamma? ;)

@littleeIo: è l'eterna lotta tra la dedizione ai figli e la propria realizzazione personale... E' una domanda alla quale, però, io non sono ancora venuta a capo