lunedì 29 dicembre 2008

Invasioni aliene e poteri paranormali


Siamo stati invasi. Da una massa critica di giochi e scatoloni di giochi che, sommati al numero di borse e sacchetti vaganti per casa già prima dell'invasione, hanno creato un effetto bomba atomica.
E così la sistemazione della camera dei due piccoli si impone.
Ieri, domenica pomeriggio. Smaltiti i postumi della festa di compleanno del piccolo ingegnere, l'ingegnere (quello grande) esclama con decisione irremovibile:
"Andiamo all'IKEA".
Sono eventi che vanno segnati sul calendario.
Tempo 15 minuti, ha iniziato a nevicare.
Anche l'ingegnere, al pari degli spiriti birichini che popolano la nostra casa, possiede poteri paranormali. E all'IKEA, ovviamente, non ci siamo più andati.

venerdì 26 dicembre 2008

Miracolo di Natale


"Mamma, miracolo!!"
Miracolo di Natale. L'ingegnere ha trovato i miei occhiali da vista e il piccolo ingegnere me li porta con aria di trionfo. Stavano nel portaombrelli, di fianco alla mia scrivania.
"Secondo te non ci ho guardato?"
"..."
L'ingegnere non sa più che dire, e allora non voglio infierire.
"Non avrò guardato bene, al solito", commento ironica.
Dieci minuti dopo, in macchina, l'ingegnere ci ripensa.
"Beh, effettivamente potrei prendere in considerazione l'idea di cambiare casa".
Ma credo che il nostro fantasmino (o il caos che riusciamo a produrre) ci seguirebbe ovunque. Però non gliel'ho detto.

mercoledì 24 dicembre 2008

Buon Natale


Ci sono delle volte in cui una è talmente incazzata da non avere parole. Solo parolacce.
Hit del Natale 2008: A Natale puoi, ho appena scoperto che è la canzone della Bauli. Buon Natale






lunedì 22 dicembre 2008

Insegnamenti alla scuola materna


"POCCO GIUDO!"
La piccoletta si rivolge al calendario appeso in cucina. Mi chiedo cosa c'entri il judo.
"Cosa hai detto?"
"Pocco Giudo!"
Illuminazione. Non si tratta di judo, ma di Giuda.
"Scusa, ma dove l'hai imparato?"
Ogni tanto anche la mamma impreca, ma questa non appartiene al suo vocabolario.
"A scuola"
"E chi la dice?"
"Tita e Tata, quando si a(rr)abbiano".
Devo fare presente alle maestre Tita e Tata che i bambini di tre anni imparano proprio tutto, o no?

mercoledì 17 dicembre 2008

Veltroni e la questione morale

Oh, oggi parliamo (parlo, scrivo) di politica. Un post che mi è sgorgato dal cuore mentre stendevo i calzini dell'ingegnere - perché questo genere di attività aiuta, forse se anche il buon-V stendesse i suoi calzini gli verrebbe qualche idea (l'orrendo-B si dedica ad altre attività manuali, e il risultato si vede).

E dunque. E' scoppiata la questione morale nel PD, abbiamo scoperto che anche gli amministratori di sinistra sono corrotti. Ma dai. Nessun imprenditore e nessun cittadino si sarebbe mai sognato di affermare una cosa del genere.

Il nostro buon-V, che fa?
Prima: fa autocritica, che non è difficile. Trattasi di attività molto praticata, di questi tempi, dalla sinistra italiana.
Poi: dice qualcosa del tipo, "Questi signori corrotti del PD non sono il MIO PD".

Il buon-V è un uomo colto, ma ha una visione della semantica del tutto particolare. Il MIO partito è infatti, a questo punto, un partito che non conosco, che non governo, e corrotto, per di più. Yes, we can, uno slogan che passerà alla storia, è diventato Si può fare, ma we=noi, si=chi? C'è una certa differenza. E poi c'è ma anche, che non ha bisogno di commenti. E via di questo passo.

Poi c'è l'ipotesi complottista: dietro a queste inchieste c'è Di Pietro. Ah ah. Magari è vero, non lo so, Di Pietro sarebbe capace. Ma dirlo significa affermare implicitamente, tra le altre cose, che:
- il PD è veramente corrotto (ma non ce n'eravamo accorti, noi dirigenti)
- la magistratura è veramente corrotta (dalla povera Forleo in poi, un virus impazzito ha improvvisamente infettato i magistrati italiani!)
- il PD ha fallito strategia, Di Pietro no (altrimenti non ci sarebbe motivo di prendersela con un PM dai natali oscuri e dall'avvenire incerto che parla una lingua straniera)
- il PD ha paura, Di Pietro no (vedi Abruzzo)
- ogni inchiesta ha una regia occulta, dietro (per cui ha ragione l'orrendo-B, in sostanza. Dieci anni di battaglia politica buttati nel... al vento).

E dunque. Buon Natale all'orrendo-B e al buon-V.
E vi va bene, che gli italiani non sono capaci di fare la rivoluzione. Perché ogni tanto mi sembrate Luigi XVI e Maria Antonietta.

lunedì 15 dicembre 2008

Houston, we have a problem (and the Story Goes On...)



Un topo, un tappo, un tino senza fondo.

(più o meno, credo. I bambini che studiano a memoria le poesie non fanno altro che ricordarti quanti neuroni hai inutilmente bruciato nella tua vita, e il risultato è che non ti ricordi neanche una frase di cinque parole).

Un topo, un tappo e vattelapesca è la frase che il piccolo ingegnere deve dire alla recita di Natale, evento mondiale della settimana, secondo solo all'altro evento mondiale, ossia la festa di compleanno del medesimo piccolo ingegnere (una settimana densa di avvenimenti, come si può vedere).

Un topo, un tappo e vattelapesca l'altro ieri me l'ha recitata la piccoletta. Che non è mai stata fatta partecipe della vicenda. Eppure la sa, e me la dice con una faccia che mi si stringe il cuore. Perché sul palco ci vorrebbe stare lei, e invece in classe sua non fanno nessuna recita. Fanno, ma non si è ancora capito cosa.

(fanno inserimenti, questo è sicuro, perché siamo a dicembre e stanno inserendo un bambino. Io non ho niente contro i genitori che mandano a scuola materna bambini di 2 anni e mezzo, ma è davvero così indispensabile?!?).

Poi c'è GiòGiò, che è il nostro cugino di riferimento. Ha tre mesi meno della piccoletta, praticamente la stessa età, ma si sa che le mamme amano precisare. Ieri GiòGiò ha fatto la recita a scuola, e ci ha fatto uno spettacolo personale con canzoni e poesia, un vero fenomeno. Allora il piccolo ingegnere si è alzato e ha detto la sua, di poesia sul Natale.

La piccoletta guardava, col ciuccio in bocca. Le nonne insistevano: "Dai, vai anche tu!!". La piccoletta si è alzata, si è allineata agli altri due, ci ha guardato e ha attaccato: Un topo, un tappo e vattelapesca. Poi si è infilata il ciuccio in bocca, ha guardato prima me e poi la Grande Nonna, ed è scoppiata a piangere.

E così è ricominciato il refrain che ha allietato tutto il weekend, serate comprese: "Mamma non voglio andare a scuola, sto a casa, prometto che gioco, ti preeeego"
"Ma mi spieghi il perché?!?"
"Perché nessuno vuole giocare con me, neanche Giovannino fa i puzzle con meeeeeeee"

Qui abbiamo un problema non facilmente risolvibile. Una bimba che vuole sempre fare cose da grandi, messa da una mamma-psicologa-allo-sbaraglio in una classe omogenea per crearle un ambiente a misura dei suoi anni, finita in una classe di semi-asilo nido.

L'ingegnere, con orgoglio assolutamente non celato: Mia figlia è troppo più avanti degli altri
La Grande Nonna: Cambiale asilo, rimettila nell'asilo del piccolo ingegnere
La mamma della Raffaella: Anche Raffaella ha lo stesso problema.

E intanto la mamma deve smazzarsi le lacrime. E preparare la torta salata per la misteriosa festa di Natale di domani. Ricordarsi di dare la busta con i soldi alla misteriosa rappresentante di classe. E compilare la "Domanda di conferma alle scuole dell'infanzia Anno Educativo 2009/2010".

venerdì 12 dicembre 2008

Houston, we have a problem (ma non mi lamento)


Dunque. E' nevicato, è piovuto, i lavori dei vicini di casa (forse) si avviano a termine. E la piccoletta non vuole più andare all'asilo. Il motivo? Non si sa. Oggi anche la sua maestra mi ha detto che in questo periodo la piccoletta è "permalosa", dice che appena cerca di dire qualcosa si mette a piangere. Morale della favola: oggi vado a prendermela all'una, insieme al piccolo ingegnere. Intanto la sua amichetta è a casa con la scarlattina. Mi sa che devo recuperare il numero della guardia medica pediatrica (esisterà ancora? Ne avevo sentito parlare un anno fa) per il weekend. Perché i miei figli, e una buona parte dei loro amici, hanno questo potere di ammalarsi il sabato mattina. Secondo me è una fattura che i pediatri di base applicano ai loro piccoli pazienti.

Intanto il mondo va a rotoli, anzi, il nostro vecchio mondo va rotoli. E noi camminiamo sulla china, e cantiamo.


giovedì 11 dicembre 2008

Stress natalizi


"Mamma, ma Gesù Bambino mi porterà i regali?" mi chiede la piccola, sull'orlo del pianto, appena sveglia.
Lo stress del Natale prima o poi assale tutti, grandi e piccini.

mercoledì 10 dicembre 2008

Non mi lamento


Non mi lamento, ma in due settimane ho perso un paio di guanti (in pelle), nel posteggio della piscina, e un paio di occhiali da vista, non so dove (per cui si può presumere che i nostri fantasmi di casa me li restituiscano, prima o poi).

lunedì 8 dicembre 2008

Lamentazioni e buoni propositi


Mi hanno detto che sono lamentosa, in questo blog. Prometto di non fare più lamentazioni fino a Natale. Intanto sono anche andata dal parrucchiere, e mi accorgo che assomiglio sempre di più a uno dei miei personalissimi miti, mi manca solo il giusto paio di occhiali:



Presa da qui.

venerdì 5 dicembre 2008

Lo scafandro


Mi sono fatta male e devo fare una radiografia al polso. Allo sportello per pagare il ticket (dopo aver fatto la coda due volte)
"Allora signora, RX polso"
"Sì..."
"E poi cos'è che deve fare? Lo scafandro??"
"No, lo scafoide... .... ...."
Finalmente qualcuno riesce a farmi ridere sul serio.

giovedì 4 dicembre 2008

Figli di Dio


"Mamma, siamo tutti figli di Dio!"
Mi avevano detto che la maestra di religione era una pasdaran del cattolicesimo, ma ogni volta mi stupisco. Poi il piccolo ingegnere è anche un piccolo mistico, a dirla tutta.
"Certo amore, tutti, proprio tutti"
"Tutti anche il nonno, anche la nonna, anche giogio, anche…, anche… anche… anche…"

Bisognerebbe ricordarlo anche a quei signori che stanno in Vaticano, che siamo tutti figli dello stesso Dio.

P.S. C'è gente che ha dei problemi, sul web: paparatzinger2-blograffaella.blogspot.com

mercoledì 3 dicembre 2008

La lavatrice


La lavatrice è uno strumento divino. O diabolico. Dipende da cosa una riesce a combinarci.

Per esempio. Ieri mattina butto in lavatrice un paio di pantaloni grigi, la preziosissima maglietta di Hello Kitty grigia, e un maglioncino nero, lavaggio delicati, 30 gradi. Non faccio partire la lavatrice e me ne dimentico completamente.

Ieri sera alle 11, tra le ossa rotte della mia solita influenza senza febbre e un umore di quelli che in confronto Amleto era un zuzzerellone, vado in bagno e vedo, sapientemente sparsi sul pavimento, magliette e calzini fradici e puzzolenti dell'ingegnere che era appena tornato dal calcetto. Presa da raptus, raccolgo tutta la biancheria bianca, quella da mettere a 60° con il lavaggio che dura tre ore e la centrifuga ammazza-sintetici, butto dentro tutto e faccio partire.

Stamattina ho aperto l'infernale marchingegno, e mi si è riversato addosso un mucchio di biancheria grigiastra, un paio di pantaloni e una maglietta grigia accartocciata. Non ho ancora avuto il coraggio di vivisezionare e stendere il tutto.

lunedì 1 dicembre 2008

Il burnout del precario


Aggiornamento di stato:
  • Donna Moderna si è ripresa il suo lavoro
  • L'Uomo di Cromagnon è più demotivante del solito (cosa pensare di uno che ti dice: "Almeno vedi un po' di mondo" dopo che una si è smazzata un'andata/ritorno a Roma in giornata?), il 31 dicembre si avvicina, il mio contratto si chiude e quando ci penso inizio a considerare la disoccupazione come un'utile opportunità per togliersi da questa vicenda pirandelliana
  • I web-strozzini (il mio nuovo acquisto lavorativo, un affarone) mi pagheranno i miei 120 € per due mesi di lavoro sa il cielo quando.

Ci penso e mi dico: NON ME NE FREGA NIENTE (veramente non penso proprio così, ma se scrivo le parolacce l'ingegnere si indispone, non è netiquette). Si chiama burnout da precaria.
Nel caso della “Burn-out syndrome” sono stati evidenziati tre categorie di sintomi distinti in “sintomi disemotivi”, “sintomi discondottivi” e “sintomi psico-somatici”. I sintomi del primo gruppo consistono in “resistenza a recarsi sul posto di lavoro”, “apatia e difficoltà di concentrazione”, “preoccupazioni immotivate”, “disagio ed inadeguatezza”, “sensazione d’incapacità”, “irritabilità e nervosismo”, “demotivazione e perdita dell’empatia”, “ostilità verso i colleghi e disinteresse verso il pubblico”, “perdita dell’autostima”, “incapacità a staccarsi mentalmente dalla problematica lavorativa”, ecc. I sintomi del secondo gruppo consistono in “assenteismo”, “trascorre del tempo eccessivo al telefono o in altre occupazione che esulano dal proprio lavoro”, “presenziare passivamente alle riunioni di lavoro senza alcuna partecipazione emotiva”, “perdita dell’autocontrollo con reazioni impulsive violente verso i subalterni e verso il pubblico”, “intenso tabagismo ed assunzione di alcolici e/o di sostanze stupefacenti”, ecc. I sintomi del terzo gruppo consistono in “disfunzioni gastrointestinali (gastrite, colite, stipsi, ecc.)”, “disturbi neurologici (insonnia, incubi notturni, stanchezza, cefalea, emicrania, ecc.)”, “disfunzioni sessuali (impotenza, eiaculazione precoce, perdita della libido, ecc.)”, “malattie cutanee (dermatiti, eczema, acne, erpes, psoriasi, ecc.)”, “disturbi respiratori (asma, dispnee allergiche, ecc.)”, “disturbi cardiocircolatori (cardiopalmo, ipertensione arteriosa, ecc.)” ecc.
Fonte: Fernando Liggio

Grazie al cielo scampo l'alcolismo, la tossicodipendenza, le malattie cutanee, la violenza fisica nei confronti dei miei figli e i problemi sessuali, per il resto sono da manuale.